È dedicato all’obesità infantile il nuovo servizio pubblicato su www.conmagazine.it, il videomagazine di Fondazione con il Sud e Con i Bambini. Carmelo Quarta, in prima linea nella ricerca internazionale sull’obesità, attualmente ricercatore dell’Istituto nazionale francese della sanità e la ricerca medica (Inserm) e presso l’Università di Bordeaux, racconta a “Con magazine” l’esistenza di un’altra ipotesi che emerge dalle ricerche di laboratorio: il cattivo stile alimentare dei genitori può trasmettersi geneticamente nei figli e nei nipoti, attraverso una nuova tipologia di modificazioni nel Dna che alimentano la “malattia” dell’obesità. La sua incidenza, soprattutto nel bambino, è in continuo aumento. Una recente indagine di “Okkio alla salute”, un sistema di sorveglianza nazionale promosso e finanziato dal Ministero della Salute/Ccm, rivela che nel nostro Paese il 20,4% dei bambini è in sovrappeso, il 9,4% è obeso e il 2,4% gravemente obeso.
Quarta spiega che cattivi stili di vita ed eccessivo aumento di peso nei genitori possono creare delle macchie nel Dna (i cosiddetti meccanismi “epigenetici”) che permettono la trasmissione della malattia nei figli attraverso le cellule germinali, cioè le cellule della riproduzione (spermatozoi per il padre e cellule uovo nella madre). Queste cellule conterrebbero una “memoria” della malattia che viene poi trasmessa durante la fase di creazione dell’embrione. Inoltre, dalle ultime ricerche internazionali, risulterebbe che, attraverso questi meccanismi epigenetici, la macchia della malattia possa attraversare diverse generazioni e trasferirsi quindi non solo ai figli, ma anche ai nipoti e a i loro figli. “È importante sapere ciò – sottolinea Quarta – perché ci aiuta a combattere lo stigma dell’obesità, secondo il quale il sovrappeso nei bambini derivi esclusivamente da un incorretto stile di vita. Invece, la presenza di una memoria della malattia ereditata dal genitore sembrerebbe essere un forte catalizzatore dello sviluppo della stessa, specialmente quando ciò si associa a una incorretta alimentazione e scarsa attività fisica”. In conclusione, chiarisce il ricercatore, “combattere l’obesità dei nostri figli dovrebbe partire non solo da miglioramento del loro stile di vita, ma anche e soprattutto dalla prevenzione della malattia nel padre o nella madre, in modo da evitare di trasmettere macchie apparentemente indelebili nel codice genetico della cellula che possono attraversare diverse generazioni”.