“Sono profondamente toccato da questo incontro, dal vostro amore. Abbiamo avuto momenti molto difficili negli ultimi sette mesi. Abbiamo camminato con la nostra gente, tra lacrime e dolore, affrontando sfide a più livelli. La nostra nazione ha bisogno di guarigione. Possano le lingue di fuoco dello Spirito Santo cadere su ciascuno di noi, fortificarci nella nostra fede, donarci tutte le grazie. Lasciamo che la Sua potente presenza ci guarisca tutti”. La voce del popolo del Myanmar è risuonata questa mattina all’HungExpo di Budapest dove il 52° Congresso eucaristico internazionale è arrivato al suo terzo giorno di lavori. Ad animare oggi la catechesi centrata sul tema della “pazienza”, è il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon. “La Chiesa del Myanmar è una Chiesa messa alla prova nella sua pazienza”, ha detto il cardinale presentandosi all’Auditorium. “Vengo da una terra lontana, un piccolo Paese nel vasto continente asiatico, il Myanmar”. “Il mio Paese è ricco di culture con più di 135 gruppi etnici”. Per questo, il Myanmar viene spesso chiamato “nazione arcobaleno”. Il cardinale si è fatto quindi testimone di una “Chiesa giovane”, “vivace”, “benedetta da molte vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa dove le vocazioni”. Dal 1° febbraio, però, il Paese è caduto rovinosamente sotto un regime militare che ha preso il potere con un colpo di Stato. “La nostra gente – ha affermato l’arcivescovo – si è confrontata negli ultimi sei mesi con sfide a più livelli: conflitti, Covid, collasso dell’economia e disastri climatici. I cattolici hanno sofferto molto; le nostre chiese sono state attaccate. Molti dei nostri sono rifugiati nella nostra stessa terra”. È ancora forte nella piccola comunità cattolica del Paese (700mila persone) il ricordo della visita di Papa Francesco nel 2017. Il Papa – ha evidenziato il cardinale – “è il profeta di chi vive ai margini” e “ha un amore speciale per questa terra”: “Dopo i recenti disordini politici, ha parlato sette volte a sostegno delle persone sofferenti, ha celebrato una messa speciale per il Myanmar in Vaticano. Sono troppo contento che sarà qui per la cerimonia di chiusura”. Al cardinale oggi è stato affidato il compito di parlare della virtù della pazienza, virtù messa particolarmente alla prova durante la pandemia da Covid-19 e il prolungato lockdown che ha privato le persone del contatto umano; ha rubato alle relazioni il sorriso, nascondendolo dietro le mascherine; ha provocato perdite umane, paura, ferite e fide anche spirituali. Il cardinale ha quindi stilato un decalogo per vivere la pazienza. “La pazienza – ha osservato l’arcivescovo Bo – è l’unico modo in cui questo mondo può vivere in pace: la storia mostra che leader impetuosi, impulsivi e impazienti hanno portato il mondo ai disastri. La pazienza ha il potere della pace. Papa Francesco ha detto che il vero potere è nel servizio”. “Il servizio umile, gentile, paziente di Gesù è il faro guida dell’umanità nella storia”.