“Nella Evangelii gaudium il Papa parla di missionarietà. Un documento che può essere letto in chiave ‘sinodale’. Per questo la sinodalità è il ‘rovescio della medaglia’ dell’Evangelii gaudium”. Lo ha sottolineato don Dario Vitali, docente di ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana, che questa mattina è intervenuto alla 70ª Settimana di aggiornamento pastorale promossa dal Centro di orientamento pastorale (Cop) ad Assisi sul tema “In cammino verso il Sinodo della Chiesa italiana”.
Vitali ha sottolineato che i quattro principi in Evangelii gaudium (221–237) sono validi anche per la sinodalità. “Applicando a questi il doppio registro dell’ascolto e del camminare insieme – ha spiegato – emerge il volto di una Chiesa sinodale”.
Soffermandosi sull’ascolto il docente, ha evidenziato che per Francesco, viene “prima l’ascolto del popolo, poi l’ascolto dei vescovi, poi l’ascolto del Papa”. Nella Costituzione apostolica Episcopalis Communio, ha proseguito, “Francesco interviene sul Sinodo trasformandolo da evento in processo, a partire, dalle Chiese particolari, in ascolto del popolo di Dio. Un processo che passa per il discernimento dei vescovi a livello di Conferenze episcopali nazionali e continentali e che porta alla redazione di un Instrumentum laboris condiviso, nato dall’ascolto di tutti”. “L’assemblea sinodale – ha continuato Vitali – costituirà il momento di maggior concentrazione di questo dinamismo attuato in una continua restituzione multidirezionale. È il modo in cui il Sinodo deve essere inteso anche nelle Chiese locali”. E che dovrà caratterizzare anche il Sinodo che Papa Francesco aprirà ufficialmente il 10 ottobre sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” e di cui ieri sono stati presentati il Documento preparatorio e il Vademecum.
Attraverso questo “viaggio” tra discorsi e documenti, Vitali ha voluto far “comprendere come la sinodalità sia il compimento, la maturazione del Concilio Vaticano II e, attraverso la ricezione dell’ecclesiologia del Popolo di Dio, come si possa attuare e realizzare un cammino sinodale e una Chiesa costitutivamente sinodale”. “Un cammino sinodale – ha concluso – diviene processo ‘di conversione’ per tutti. ‘Familiarandoci’ (anche in termini ecumenici e interreligiosi), imparando, discernendo, agendo”.