I servizi di sicurezza siriani hanno inferto torture e violenze a 66 ex rifugiati, tra cui 13 bambini, rientrati in patria: cinque di loro sono morti in carcere e altri 17 risultano scomparsi. È la denuncia contenuta in un nuovo rapporto sulla Siria di Amnesty international, che ha documentato le terribili violazioni dei diritti umani nel Paese, mentre alcuni Stati – tra i quali Danimarca, Svezia e Turchia – stanno riducendo le protezioni e facendo pressioni sui rifugiati siriani perché tornino a casa. Negli ultimi tre anni l’intensità dei combattimenti è diminuita e ora il governo siriano controlla oltre il settanta per cento del Paese. Le autorità di Damasco hanno pubblicamente incoraggiato i rifugiati a tornare e vari Stati ospitanti hanno iniziato a riconsiderare la protezione sino ad allora offerta ai rifugiati siriani. In Libano e in Turchia i governi hanno messo grande pressione sui siriani affinché rimpatrino. Invece il rapporto di Amnesty dimostra che “nessuna zona della Siria può essere considerata sicura. Gli ex rifugiati, definiti da chi li interrogava ‘traditori’ e ‘terroristi’, hanno riferito di essere stati presi di mira proprio per la loro decisione di lasciare la Siria”. Le violazioni dei diritti umani documentate si riferiscono a ex rifugiati tornati in patria da Libano, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Giordania, Turchia e dalla zona di Rubkan (un insediamento informale tra la Giordania e la Siria) tra la metà del 2017 e la primavera del 2021. Queste persone sono state sottoposte a stupri, altre forme di violenza sessuale, detenzioni arbitrarie e illegali e torture. “Quel che è peggio è che proprio il fatto di aver lasciato la Siria è sufficiente per essere presi di mira dalle autorità”, ha dichiarato Marie Forestier, ricercatrice di Amnesty international sui diritti dei migranti e dei rifugiati. Perciò sollecitano i governi europei “a garantire lo status di rifugiato alle persone arrivate dalla Siria e a porre immediatamente fine ai loro rimpatri, diretti o indiretti che siano. I governi di Libano, Turchia e Giordania devono proteggere i rifugiati siriani, come chiede il diritto internazionale, evitando rimpatri forzati”.