Sinodalità: Noceti (Ist. scienze religiose Toscana), “dimensione essenziale di Chiesa”

“La sinodalità non è semplicemente espressione di una ‘Chiesa comunione’, ma è dinamica e processo di una comunione che viene da una dinamica comunicativa e vive di una reciprocità comunicativa che vede tutti i cristiani come soggetto a partire dall’adesione di fede nel Vangelo ricevuto”. Lo ha ricordato questa mattina Serena Noceti, docente di Teologia sistematica all’Istituto superiore di Scienze religiose della Toscana, intervenendo questa mattina alla 70ª Settimana di aggiornamento pastorale promossa dal Centro di orientamento pastorale (Cop) ad Assisi sul tema “In cammino verso il Sinodo della Chiesa italiana”.
Parlando de “La sinodalità dimensione della Chiesa”, Noceti ha spiegato che “la mia proposta è quella di pensare la forma sinodale come dimensione essenziale di Chiesa”. “Non è sufficiente fare riferimento alla comunione”, ha ammonito, “si può pensare in modo adeguato solo con una interpretazione in chiave ecclesiologica a partire dai processi di istituzionalizzazione di Chiesa, dal farsi della Chiesa (dai processi di co-edificazione aperta di Chiesa)”. “Parlare di sinodalità – ha aggiunto – comporta guardare contemporaneamente e correlativamente a due piani”: il primo livello è “comprendere insieme la fede”, il secondo è “camminare e operare insieme”. “Gli snodi per una riforma ecclesiale toccano tutti la sinodalità”, ha evidenziato Noceti. In una “Chiesa mondiale”, ha aggiunto, “dobbiamo correlare unità e pluralità” e “valorizzare lo sviluppo e poi l’apporto specifico delle Chiese locali”. In un tempo in cui viviamo la “crisi dell’autorità tradizionale (kyriocentrica e patriarcale)” e quella “della democrazia partecipativa e rappresentativa”. E caratterizzato dalla “tarda secolarizzazione” con “modalità diverse di appartenere, esprimere la fede, vivere l’esperienza religiosa”; in sostanza un “apporto individuale alla comunità” che pone l’interrogativo: “come fare comunità insieme?”. La docente si è poi soffermata sul contributo dei laici e delle laiche, sulla questione di genere e sul ruolo del vescovo. “Emerge la grande questione-tabù sul potere e sulle forme di autorità nella Chiesa”, ha evidenziato, aggiungendo che “la sinodalità si gioca nel mantenere compresenti e correlate tutte le direzioni possibili nei processi di comunicazione nella fede, senza che questo comporti equivocità nelle funzioni o livellamento delle differenti competenze dei soggetti coinvolti”. “Sinodalità, a livello etimologico, richiama la strada fatta insieme, implica il cammino fatto insieme”, ha concluso: “Comporta la consapevolezza della propria relatività, ad altri e ad altro (anche nei ministri, nell’uno, negli alcuni), perché fa sperimentare l’identità collettiva e la rende visibile grazie alla scelta personale di riconoscimento di appartenenza e di partecipazione attiva (essere parte e prendere parte)”.

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