“Serve un’alleanza tra governi, imprese e forze morali, in Italia e a livello globale. Una nuova governance capace di coinvolgere in una grande alleanza poliarchica la società civile, in particolare il mondo delle imprese e quello dei giovani”. Lo sostiene Benedetto Delle Site, presidente nazionale del Movimento Giovani dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti).
Ricordando che “il nostro Paese, l’Europa, l’Occidente soffrono la più grande crisi demografica della loro storia, la quale minaccia la tenuta del sistema pensionistico”, Delle Site evidenzia: “Occorre una riforma del nostro welfare, che abbia come stella polare la nuova vita e veda protagonista la famiglia, il terzo pilastro, l’alleanza pubblico-privato. Gli indicatori ci dicono che è già troppo tardi, bisogna fare presto”.
Secondo il presidente dei Giovani dell’Ucid, “le espressioni migliori del nostro Paese devono tornare in campo a favore di una fase costituente, una profonda riforma morale, sociale ed economica, la quale chiama tutti ad uno scatto: istituzioni, forze politiche, imprese e nuove generazioni. Attingere alle nostre energie morali, come dopo il secondo conflitto mondiale, significa basare la nostra ripresa e resilienza non solamente sull’impiego delle ingenti risorse del Pnrr, ma anche facendo tesoro di quei principi che affondano le radici nel nostro patrimonio: la centralità della persona umana, il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà, la destinazione universale dei beni, la partecipazione, la generosità e l’armonia fra capitale e lavoro, fra le classi e le generazioni”.
È necessario, aggiunge Delle Site, “sostenere chi crea la ricchezza e, di norma, non si tratta dello Stato con le sue articolazioni, bensì di coloro i quali mettendo a frutto il proprio talento, la creatività e l’ingegno inseguono una vocazione alta e nobile, quanto misconosciuta e ostacolata: quella dell’imprenditore”. Si deve recuperare “il rapporto tra impresa, territorio e comunità. Il tipo di globalizzazione che voleva spezzare questo legame è stato definitivamente messo ko dalla pandemia. Tale modello non è resiliente alle crisi globali. Oggi dobbiamo favorire un ecosistema che incentivi davvero le scelte responsabili. Una falsa narrazione ha dipinto gli imprenditori come insensibili al bene comune. Ma gli imprenditori sono pronti e ben disposti a dare una mano per rimettere in moto il Paese”.