Alice Rohrwacher ha ricevuto il Premio Robert Bresson 2021, conferito dalla Fondazione Ente dello spettacolo e la Rivista del Cinematografo, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della cultura e del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e il contributo della direzione generale Cinema e audiovisivo del ministero per la Cultura. Nel corso della cerimonia, condotta ieri dalla giornalista e scrittrice Tiziana Ferrario, sono intervenuti Roberto Cicutto (presidente della Biennale), Alberto Barbera (direttore della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia), Paolo Ruffini (prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede) e mons. Davide Milani (presidente della FEdS). “Il Premio Robert Bresson – ha spiegato mons. Milani – rappresenta il vertice della nostra presenza alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E questo premio è il nostro credo. Siamo orgogliosi di premiare Alice Rohrwacher: il suo primo film, Corpo celeste, fa capire che non c’è fede senza incontro”.
“Tra tutti i premi collaterali consegnati nell’ambito della Mostra di Venezia – ha dichiarato Barbera – il Premio Robert Bresson è sicuramente il più importante perché è conferito da un’istituzione prestigiosa come la Fondazione Ente dello spettacolo che dagli anni Venti pubblica la Rivista del Cinematografo, la più antica pubblicazione italiana di cinema”. Il presidente Cicutto ha detto: “Sono felice che a ricevere il Premio Bresson sia una delle rivelazioni più importanti degli ultimi vent’anni di cinema italiano. E in piccola parte ho contribuito anche io”. Per Ruffini, il Premio Bresson “è un’occasione importante per celebrare la storia e ritrovare le coordinate di un cammino. Un riconoscimento voluto e custodito dalla Fondazione Ente dello spettacolo come una cosa preziosa: l’Ente ha saputo costruire un tessuto di condivisione con il Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Pontificio Consiglio della cultura e la Mostra del Cinema di Venezia con la missione della ricerca della bellezza fuori dal mainstream. La straordinaria e dolce potenza dei film di Alice Rohrwacher ci regala un modo inquieto ma non arreso di vedere le cose, un’attenzione al mistero e al senso spirituale della vita”.
Rohrwacher ha riflettuto sul suo percorso artistico e umano: “Tante volte mi chiedo: ‘cosa sto facendo?’ Il nostro percorso è fatto di visibile ma anche di invisibile e per esistere ha bisogno sguardo dell’altro. A volte questo sguardo manca: è molto potente ricevere l’attenzione dell’altro, specialmente sul percorso spirituale che sto cercando di portare avanti. Sono cresciuta nell’ignoranza della religione istituzionale ma con un fortissimo credo naturale: chi abita in campagna crede nella Resurrezione perché si crede nei cicli e ogni marzo appare evidente di fronte ai nostri occhi. ‘Corpo celeste’ era una critica alla Chiesa istituzionale ma aveva il desiderio di aprire un dialogo. Viviamo in una società in cui si vuole rimuovere il conflitto inteso come qualcosa di negativo. E invece il conflitto ci fa crescere, ci permette di fare un passo indietro per trovare un incontro: facendo film, i conflitti fioriscono”.