Immigrazione: “Corpi migranti”, un libro fotografico di Max Hirzel per documentare cosa accade alle vittime

(Credits: M.Hirzel)

Un reportage fotografico che ha l’intento di documentare cosa accade ai corpi di tante persone migranti morti in mare o nel deserto, spesso senza un nome, nel tentativo di raggiungere l’Europa. Si tratta del libro “Corpi migranti” del fotografo Max Hirzel, che sarà presentato domani, 7 settembre a Roma (ore 19.30, Scalo Playground, largo Settimio Passamonti), all’interno della rassegna culturale del Municipio Roma II “La libertà è…insieme”. Il libro è pubblicato da Emuse nell’edizione italiana e in lingua inglese (Migrant bodies), con contributi testuali di Dagmawi Yimer (regista), Grazia Dell’Oro (editrice), Federico Faloppa (professore di Storia della lingua italiana e Sociolinguistica all’Università di Reading) e Pietro Del Soldà (giornalista e scrittore).  “Corpi migranti” nasce dalle parole di un giovane camerunese, ascoltate da Max Hirzel, che dal 2015 documenta i sistemi di gestione dei corpi dei migranti deceduti: “Nel deserto vidi una tomba, era di una ragazza di Douala, e mi chiesi se suo papà e sua mamma, i suoi fratelli e sorelle sapevano che la loro bimba è là”. Hirzel – che ha affiancato anche le iniziative dei corridoi umanitari promossi dalla Cei – è partito dai cimiteri siciliani, per capire dove e come questi corpi sono sepolti, a quanti è stato dato un nome o cosa c’è in mancanza. Il lungo percorso di indagine è terminato, alcuni anni dopo, in un villaggio del Saloum, in Senegal. Per l’autore questa è una “anomalia”, “un’aberrazione che non dovremmo permettere né accettare”. “Se l’immigrazione è sempre più un oggetto politico che divide in pareri e fazioni contrapposte – si legge nella presentazione del volume -, il linguaggio ‘nudo’ di queste immagini ci conduce, al di là del rumore abituale, alla responsabilità di essere umani”.

(Credits: M.Hirzel)

 

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