In Italia la percentuale di studenti “in dispersione implicita”, ovvero che non raggiungono livelli sufficienti sia in italiano che in matematica e inglese, alla fine del percorso di istruzione, è aumentata dal 7 al 9,5% su base nazionale, secondo le prove Invalsi 2021. Il divario territoriale resta altissimo: nel Nord solo il 2,6% dei “diplomandi” è risultato in dispersione implicita, al Centro l’8,8% e nel Mezzogiorno il 14,8% (oltre 1 studente su 7). Sono proprio gli studenti più grandi (all’ultimo anno delle superiori) a soffrire di più del calo di competenze, e sono anche quelli che hanno totalizzato il maggior numero di settimane in Dad. A rilanciare i dati alla vigilia del nuovo anno scolastico è oggi Save the Children.
“I dati Invalsi certificano che a pagare maggiormente il prezzo della crisi sono stati gli adolescenti, per i quali la didattica a distanza è stata considerata sin da subito un’alternativa efficace. È necessario ora porre rimedio e investire risorse, energie e impegno per assicurare a questi studenti tutto il sostegno necessario per la ripresa dell’anno scolastico, non solo in termini di sicurezza degli ambienti, ma anche di concreto sostegno all’apprendimento e supporto per il benessere psicofisico, così seriamente compromesso durante l’ultimo anno e mezzo”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa dell’organizzazione.
Nel Mezzogiorno, quasi un terzo degli studenti, il 31%, abbandona la scuola senza un diploma o finisce il percorso scolastico senza acquisire le competenze di base minime. E le differenze nord-sud sono abissali: dal 28% di Crotone, il 26% del Sud Sardegna, il 25% di Cosenza e Agrigento – percentuali che aumentano tra gli alunni delle famiglie più svantaggiate – all’1,3% di Trento, 1,4% di Aosta e 1,7% di Sondrio. Per Milano è inoltre indispensabile “porre un argine al drammatico aumento delle disuguaglianze educative verificatosi con la pandemia. A partire dalla composizione stessa delle classi, dove occorre evitare il riproporsi di ogni forma di segregazione formativa – ai danni degli studenti più svantaggiati – e il sovraffollamento, problema questo particolarmente avvertito nel passaggio alle superiori, quando più forte è il rischio di dispersione scolastica”.