“Non siamo soli. Dio ha creato il mondo e guarda al mondo con infinito amore”. È questo il “messaggio” che vuole emergere dal Congresso eucaristico internazionale che dal 5 al 12 settembre riunirà nella città di Budapest rappresentanti di tutte le Chiese del mondo, anche da Paesi in conflitto, per una settimana di incontri, preghiera e condivisioni di esperienze. È il card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate della Chiesa cattolica di Ungheria, a parlarne in un’intervista rilasciata oggi al Sir. “C’è un clima di grande attesa”, dice subito, “anche perché questo evento è stato preparato da anni ed è stato posticipato a causa della pandemia. Per questo, molti si aspettano una bella festa”. “L’altro messaggio che vuole emergere da questo Congresso – aggiunge l’arcivescovo – è che l’umanità ha uno scopo, non vive senza senso e senza contenuto. C’è un progetto di Dio per ciascuno e per tutti e questo progetto è benevolo. Dio vuole che siamo felici. Siamo stati creati per la vita eterna e per la felicità. In questo cammino nella storia e anche nella nostra vita personale, Gesù è con noi. E questo, per noi cattolici, si manifesta visibilmente nella adorazione e nella celebrazione eucaristica”. Si tratta di una manifestazione che quest’anno si svolge nel cuore di una Europa fortemente secolarizzata. “Tutti hanno sete e fame dell’incontro con Gesù”, osserva il cardinale. “Questo era chiaro anche quando, durante il lockdown, le liturgie non potevano essere celebrate pubblicamente. È in Gesù che si può realizzare pienamente la nostra rinascita. Gesù è sempre giovane. È Lui che ci rende giovani anche come comunità, anche come Chiesa. Non bisogna avere paura se in certi periodi della storia, sembra che siamo fisicamente deboli. Nei Paesi ex comunisti, noi abbiamo fatto l’esperienza di una estrema debolezza ma per grazia di Dio, è arrivata la possibilità di rinascita. C’è sempre quindi una possibilità. Ma la possibilità chiede responsabilità. Chiediamo allora la forza di rispondere alle sfide”.