Vivere la Chiesa “non come una struttura o un’istituzione”, ma come una comunità di persone in cammino, “a velocità diverse e, forse, a distanze diverse, ma con un unico obiettivo: essere salvati dall’amore di Cristo dalla schiavitù del peccato e della morte”. È la “proposta” contenuta nella lettera pastorale che mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca, e mons. Nikolay Dubinin, vescovo ausiliare, rivolgono “a tutto il popolo di Dio dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca all’inizio dell’anno pastorale 2021-2022”. Un anno particolare anche per la “piccola” Chiesa cattolica che è in Russia, dove anche qui comincia il cammino sinodale in unità con la Chiesa universale e con Papa Francesco. “La nostra diocesi – scrivono mons. Pezzi e mons. Dubinin – ha già sperimentato un tale percorso comune, che è diventato una discussione sulla vita e sul futuro delle nostre parrocchie”. “Alcuni vi hanno visto il segno di un vero risveglio della coscienza della religiosità e dell’unità. Altri hanno sentito insoddisfazione e delusione per il fatto che non tutti i voti si riflettessero nell’esito della discussione e non tutte le proposte potessero essere attuate. Ciò può dar luogo a diffidenza nei confronti del cammino sinodale che ci attende”. “La novità – scrivono i due vescovi – richiede sempre una via d’uscita dalla zona di comfort”. “Spesso desideriamo e persino esigiamo il cambiamento, sentendoci insoddisfatti della situazione attuale. Ma allo stesso tempo, noi stessi abbiamo paura della novità, che può influenzare direttamente le nostre abitudini, il modo di vivere, le nostre idee sulla ‘correttezza’. La novità richiede sempre una via d’uscita dalla ‘zona di comfort’, è allarmante e persino spaventosa. Di conseguenza, la passività, la sfiducia, il sospetto, l’isolamento, le critiche acute prendono il sopravvento, si diffondono voci e pettegolezzi, sorgono ostilità, che talvolta raggiungono tendenze scismatiche. È per fortificarci contro tali tentazioni che tutti noi – vescovi, sacerdoti, monaci, laici – abbiamo bisogno di imparare ad ascoltarci vicendevolmente con cuore aperto e umiltà, ascoltando insieme la voce dello Spirito che parla e agisce nelle circostanze concrete della nostra vita”.