“Nessuno lascerebbe la sua casa se la sua casa non fosse nella bocca dello squalo”. Le parole di una ragazza afghana spiegano con grande efficacia il dramma delle famiglie afghane che hanno scelto di andare via dal loro Paese in seguito alla crisi scoppiata a metà agosto dopo la presa di potere da parte dei talebani. La testimonianza è giunta in occasione di un incontro con le famiglie afghane ospitate nella comunità diocesana di Sassari. L’iniziativa è stata organizzata domenica 26 settembre nel centro di alta formazione “San Giorgio” (Li Punti), nel contesto della Giornata mondiale del migrante e rifugiato che quest’anno aveva come tema “Verso un noi sempre più grande”. La serata, riferisce l’arcidiocesi sarda, si è aperta con un momento di preghiera e l’ascolto del videomessaggio con le parole di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. L’arcivescovo Gian Franco Saba nel suo intervento ha rimarcato il valore universale dell’accoglienza. Sono seguiti i saluti del vice sindaco Gianfranco Meazza, del vicario per la pastorale, mons. Marco Carta, di Gian Franco Addis in rappresentanza della Caritas Turritana e di don Giuseppe Faedda a nome della Fondazione Accademia “Casa di popoli, culture e religioni”. Il progetto di accoglienza dei profughi afghani è nato grazie alla disponibilità dell’arcidiocesi che, tramite la Caritas diocesana e la Fondazione Accademia Casa di popoli, culture e religioni, ha risposto positivamente alla richiesta del prefetto di Sassari, Maria Luisa D’Alessandro. Oltre alle persone provenienti dall’Afghanistan, ha preso la parola anche una volontaria che si occupa dell’ospitalità nella casa di via Solari.