“L’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché con tale atto l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente. L’eutanasia è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza”. A rilanciare le affermazioni della Lettera “Samaritanus bonus” è stato l’arcivescovo di Ancona-Osimo Angelo Spina, concludendo l’incontro “Il rispetto della sofferenza: dalla terapia del dolore all’eutanasia”, che si è tenuto ieri sera nel capoluogo marchigiano, nella parrocchia SS. Cosma e Damiano. A promuovere la serata l’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, in collaborazione con l’Associazione medici cattolici italiani-Amci (sezione di Ancona), mentre prosegue la raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale. Obiettivo, sottolineare l’importanza del prendersi cura della persona malata con le cure palliative e la terapia del dolore.
Per Fulvio Borromei, presidente Omceo Ancona, “il nodo centrale è prendersi cura di chi soffre. Le cure palliative rappresentano uno strumento importantissimo per stare vicino alle persone malate e alle loro famiglie”. “Sono 30 anni che faccio questo mestiere e non mi è mai capitato qualcuno che mi abbia chiesto di morire”, ha detto Mauro Dobran, neurochirurgo dell’ospedale di Torrette. La psicologa Daniela Frondaroli ha invece raccontato la sua esperienza presso l’hospice di Chiaravalle: “Arrivano da me persone che hanno ricevuto una diagnosi di terminalità. A quel punto inizia il mio lavoro che sta nell’ascolto, nella relazione, nell’accettare i momenti di rabbia disperazione. .. Seguo chi sta percorrendo l’ultimo tratto della vita e aiuto i familiari a relazionarsi con la persona malata”. “Quando il guarire è impossibile, il curare resta un compito che passa attraverso gesti caldi e discreti della tenerezza della sollecitudine”, ha osservato Simone Pizzi, anestesista rianimatore dell’ospedale pediatrico Salesi. “Dobbiamo offrire ai malati tutti gli strumenti a disposizione perché sia pienamente rispettata la loro dignità e possano essere liberi di continuare a vivere: in particolare, potenziando le cure palliative e applicando la legge 38 che da 11 anni è dimenticata”.