Le elezioni per il Bundestag sono finite e ora si attendono i colloqui esplorativi per i negoziati di coalizione. Ha vinto il Partito social democratico – Spd, del candidato alla cancelleria Olaf Scholz, con il 25,7% (21% nel 2017) dei suffragi. Scholz, alla luce di una campagna elettorale abbastanza radicalizzata sui temi della laicità dello Stato, ma anche non distante dall’eredità in campo europeo e internazionale dell’ultimo governo di Angela Merkel, ha saputo attrarre numerosi elettori dal centro cristiano e dai verdi. Grandi sconfitti della tornata elettorale i partiti centristi Cristiano democratico (Cdu) e Cristiano sociale (Csu) che hanno ottenuto il 24,1% dei voti, a fronte del 33% del 2017: il candidato al cancellierato Armin Laschet, appoggiato dal presidente del Csu, Markus Söder, non è riuscito a guadagnarsi la fiducia degli elettori centristi e cristiani e la perdita netta di quasi 8 punti percentuali rispetto al precedente Bundestag pone il partito in posizione di debolezza in vista delle consultazioni per il Governo. Seppur positivo ma sotto le attese il risultato dei Verdi, giunti al 14,8% (8,94 nel 2017), forti del carisma e della presenza comunicativa della candidata Annalena Baerbock, che fino all’inizio di questa estate aspiravano anche a raggiungere il risultato storico di essere il primo partito tedesco, prendendo voti dagli scontenti centristi e socialdemocratici. I circa 6 punti percentuali guadagnati non fanno ottenere il grande balzo sperato, ma permettono comunque alla compagine dei Grüne di essere ago della bilancia nelle consultazioni.
Crollo pesante per la sinistra radicale dei Linke: 4,9% a fronte del 9,24% di suffragi del 2017. Un crollo che ha bocciato senza possibilità di smentita la leadership di Susanne Hellwig-Wellsow, che ha condotto una campagna elettorale quasi arrabbiata, ritornando a slogan di laicità e socialità fermi agli anni ’90, isolandosi e non conciliando con alcun partito. Buon risultato invece per i Liberali del Fdp, guidati da Christian Lindner, il quale ha portato a casa l’11,5% dei voti (10,75% nel 2017), consolidando il suo ruolo di mediazione storica e ponendosi come partito alternativo in varie ipotesi di coalizione. 12,64% nel 2017 contro 10,3% nel 2021 per il partito populista di estrema destra Afp, guidato da Alice Weidel, paga dazio a una campagna elettorale in continuo scontro con le Chiese, con difficoltà a distanziarsi dai rigurgiti antisemiti e mettendo continuamente l’emigrato come vero nemico della Germania.
Ora, in attesa del calcolo dei voti complessivi delle frazioni maggioritaria e proporzionale, e della somma dei resti che determineranno il numero preciso dei seggi, inizia il tempo delle consultazioni: sarà un governo tripartito Rosso-Verde-Giallo con cancellierato Socialdemocratico in alleanza con Verdi e Liberali o un nuovo governo che rilanci la grande coalizione Nero/Rosso Csu-Cdu-Spd con il rinforzo di un altro partito? I tempi non saranno brevi. Ma l’era post Merkel è iniziata.