“Spd ottiene una vittoria di misura mentre l’era della Merkel si conclude in una situazione quasi di stallo”: questo il titolo che sul britannico The Guardian fotografa la situazione tedesca, con i socialdemocratici che “sbordano” sui democristiani, e con i Verdi al terzo posto, i “kingmaker” delle consultazioni che andranno avanti “per settimane o forse anche mesi”. “I conservatori di Merkel subiscono il peggior risultato elettorale nella storia” è il titolo sul sito del Times, mentre il Financial Times, che titola “Scholz e i social democratici vincono di poco le elezioni tedesche”, domanda: “Chi succederà a Merkel? Risultati così vicini significano una lunga attesa”.
In Francia Le monde scrive di un “panorama politico sbriciolato, ali estreme contenute e una vittoria disputata tra Cdu e Spd”. Nell’analisi del voto e del tempo a venire – che potrebbe durare a lungo, addirittura con “Angela Merkel cancelliera ancora a Natale” – aggiunge ai Verdi anche i liberali l’Fdp, come “potenziale kingmaker”. E una precisazione “il partito che vincerà in queste elezioni non sarà necessariamente il partito da cui verrà il prossimo cancelliere. Se il partito conservatore, arrivato secondo, riuscirà a negoziare una coalizione che raccolga più voti di quella gestita dai partiti di sinistra, potrà governare”. Sul sito cattolico della Croix questa mattina il titolo è un virgolettato “Non aspettatevi un governo prima di novembre!”, raccolto dalla corrispondente che riferisce dalla sede dell’Spd a Berlino “gioie e riserve dei socialdemocratici tedeschi”. Nell’articolo che analizza i risultati una segnalazione: l’AfD che è rimasto al 10,8% su scala nazionale, è “riuscito a colpire duramente nelle sue roccaforti nell’est del Paese. Nei cinque “nuovi” Bundesländer, l’AfD ha acquisito il 21% dei voti, dietro ai socialdemocratici”.
Sullo spagnolo El Pais si spiega come le elezioni tedesche siano “in realtà è un’elezione europea in piena regola perché la Germania non ha mai avuto così tanto potere nell’Ue”, e quindi una riflessione: se Olaf Scholz riuscirà nella “difficile arte della costruzione di coalizioni, la Germania e l’Europa saranno a una svolta politica”: il centrodestra “non dominerà in nessuno dei quattro grandi Paesi dell’Unione”, con grandi ricadute per la politica economica europea, per la politica dell’immigrazione, per la politica energetica.