“Siamo ancora nel mezzo della pandemia, sebbene in maniera diversificata a seconda dei paesi. Lei ha esortato tutti a coglierne la lezione. Debbo dirle che l’Accademia ha cercato di farlo e ne abbiamo colto due in particolare”. Così mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita (Pav), nel saluto a Papa Francesco che oggi ha ricevuto in udienza i partecipanti all’Assemblea plenaria della Pav , apertasi questa mattina a Roma, in presenza e on line. La prima lezione – ha spiegato l’arcivescovo – “riguarda l’interconnessione tra tutti i popoli. Chi avrebbe mai pensato prima della pandemia che potesse esserci un legame tra Wuhan, la grande città cinese, e Codogno, un piccolo paese lombardo? Un virus invisibile ha messo in ginocchio tutti”. Di qui, ha proseguito, “la seconda lezione: siamo tutti fragili, nessuno escluso, la Famiglia umana e la stessa creazione. la salute non può che essere pubblica e per tutti: o è globale o non è. Nessuno può salvarsi da solo. Sarebbe triste, anzi gravissimo, non comprenderlo”. “Sono lieto e anche orgoglioso di presentarle oggi un piccolo gruppo di scienziati che hanno vissuto intensamente questo tempo di lotta contro la pandemia, ognuno nella propria disciplina – ha proseguito mons. Paglia –. Assieme, come Pontificia Accademia, abbiamo cercato di richiamare l’attenzione su coloro che sono stati maggiormente colpiti dalla pandemia: gli anziani, i disabili, i profughi, i bambini. Siamo consapevoli che la salute sarà globale se inizia da loro. La salute pubblica non sopporta selezioni e particolarismi: è una questione di prossimità, di fraternità globale”.