È andato a Maria Kalesnikava, leader dell’opposizione bielorussa, il premio Václav Havel per i diritti umani. Il Consiglio d’Europa ha così voluto riconoscere “l’eccezionale azione della società civile in difesa dei diritti umani” portata avanti nella figura dei suoi leader, tra cui Maria Kalesnikava, una delle donne che hanno sostenuto la candidatura di Viktar Babaryka nelle elezioni del 2019. Ora è in carcere e deve scontare una condanna a 11 mesi di reclusione per questo. Il premio di 60mila euro è stato consegnato oggi, in apertura della sessione plenaria autunnale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce) a Strasburgo, alla sorella di Maria, Tatsiana Khomich. “Questo premio è un segno di solidarietà dell’intero mondo democratico con il popolo della Bielorussia”, ha affermato Khomich davanti all’Apce. “È anche un segno per noi, bielorussi, che la comunità internazionale ci sostiene e che siamo sulla strada giusta”. Da parte sua, il presidente dell’Assemblea Rik Daems ha sottolineato che, “prendendo posizione contro un regime che ha scelto la forza e la brutalità contro la protesta pacifica e legittima, Kalesnikava ha dimostrato di essere pronta a rischiare la propria incolumità per una causa più grande di lei e ha mostrato vero coraggio”. Ma è un premio che ha “un prezzo pesante”. La terna dei finalisti comprendeva Reporters Sans Frontières, ong che lavora per difendere la libertà dei media, e il difensore dei diritti umani del Burundi Germain Rukuki.