“Un profeta dell’inclusione odiato dai banditori della discriminazione”. Così il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi e delegato pontificio, ha definito la figura del nuovo beato, Giovanni Fornasini, sacerdote di Bologna che “fu l’angelo custode dei suoi parrocchiani dopo gli ecidi di Monte Sole, alla fine di settembre del 1944. “Curando gli sfollati non smise mai di pregare con la gente, nella Messa, con i Sacramenti e il Rosario”, ha fatto notare il cardinale nell’omelia della messa presieduta ieri a Bologna, nella cattedrale di San Petronio: “Soprattutto, moltiplicava gli sforzi per evitare ulteriore spargimento di sangue. Così, la violenza evitata alle pecorelle ha colpito il pastore, diventando odio alla sua mediazione sacerdotale. Persino l’inganno che lo ha attirato nel luogo del martirio ha dovuto far leva sulla sua premura pastorale, attraverso un pretestuoso invito a seppellire i morti presso San Martino di Caprara il 13 ottobre 1944. Mentre vi si recava pregando, rimase vittima di una imboscata”. “Nella categoria del giusto egli rappresenta tutti coloro che sono vittime dell’ingiustizia e della prepotenza degli uomini”, ha aggiunto Semeraro, mettendo in guardia da “una tentazione molto forte anche per noi cristiani: quella, cioè, d’intendere la religione come un appannaggio e l’adesione come una difesa degli interessi di gruppo”. “Gesù è certamente solidale coi suoi discepoli, ma questo non gli impedisce di riconoscere i germi di bene che possono esserci oltre la condizione del discepolato”, ha spiegato il porporato: “Un cristianesimo non geloso, dunque, ma attento e aperto e anche umile giacché pure ai cristiani potrà accadere – ed accadrà – di essere pellegrini nel mondo per annunciare il vangelo ed essere stanchi e assetati come lo fu Gesù presso un pozzo dove domandò da bere a una donna samaritana. L’ambizione autentica di un cristiano è di essere riconosciuto non perché bravo, abile, sapiente, … ma perché è di Cristo, cioè appartiene a Lui”.