Papa Francesco: ai vescovi “amici” del Movimento dei Focolari, “è il sogno di Dio riconciliare tutto e tutti nella fraternità”

“È il ‘sogno’ di Dio. È il suo disegno di riconciliare e armonizzare in Cristo tutto e tutti. È questo anche il ‘sogno’ della fraternità, a cui ho dedicato l’Enciclica Fratelli tutti”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo saluto questa mattina ai 170 vescovi di 44 Paesi del mondo e di 70 Chiese e comunità ecclesiali che si sono riuniti, in presenza e via web, dal 23 al 25 settembre a Castel Gandolfo (Roma) su invito del Movimento dei focolari e per approfondire il carisma dell’unità di Chiara Lubich. A presentare i partecipanti al Papa è stato mons. Brendan Leahy, vescovo cattolico di Limerick (Irlanda). Poi hanno preso la parola il vescovo Christian Krause, già presidente della Federazione Mondiale Luterana, tra gli ideatori dell’incontro, e il metropolita Chrysostomos di Kyrenia, Esarcato di Lapithos e Karavas (Cipro). “Davanti alle ombre di un mondo chiuso – ha detto il Papa -, dove tanti sogni di unità vanno in frantumi, dove manca ‘un progetto per tutti’ e la globalizzazione naviga ‘senza una rotta comune, dove il flagello della pandemia rischia di esasperare le disuguaglianze, lo Spirito ci chiama ad ‘avere l’audacia di essere uno’, come dice il titolo del vostro incontro. Osare l’unità. Partendo dalla consapevolezza che l’unità è dono”. Nel suo saluto, Papa Francesco fa riferimento al carisma dell’unità dalla fondatrice Chiara Lubich: unità nella Chiesa, unità tra tutti i credenti, unità nel mondo intero. “In mezzo alle lacerazioni e alle distruzioni della guerra, lo Spirito pose nel cuore giovane di Chiara un seme di fraternità, di comunione. Un seme che da quel gruppo di amiche, a Trento, si è sviluppato ed cresciuto, attirando uomini e donne di ogni lingua e nazione con la forza dell’amore di Dio, che crea unità senza annullare le diversità, anzi, valorizzandole e armonizzandole”. È evidente – ha quindi osservato Francesco – la ‘parentela’ – per così dire – che c’è tra questo carisma e il ministero dei vescovi. Noi vescovi siamo al servizio del popolo di Dio, perché si edifichi nell’unità della fede, della speranza e della carità”. “Papa e vescovi, siamo al servizio non di un’unità esteriore, di una “uniformità”, ma del mistero di comunione che è la Chiesa in Cristo e nello Spirito Santo, la Chiesa come Corpo vivo, come popolo in cammino nella storia e nello stesso tempo oltre la storia”. Il Papa ha quindi richiamato i tanti testimoni dei nostri temi, pastori e laici, che hanno avuto “l’audacia dell’unità”, pagando di persona un prezzo a volte molto alto. Perché l’unità che ci ha donato e ci dona Gesù Cristo non è unanimismo, non è andare d’accordo a tutti i costi. Obbedisce a un criterio fondamentale, che è il rispetto della persona, il rispetto del volto dell’altro, specialmente del povero, del piccolo, dell’escluso. Cari fratelli – ha quindi concluso il santo Padre – vi ringrazio ancora di questo incontro. Soprattutto vi ringrazio per l’impegno con cui portate avanti questo cammino di amicizia – mi raccomando: sempre aperto, mai esclusivo –, per crescere nel servizio alla comunione. Continuate a sorridere, che è parte del vostro carisma”.

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