Lavoro: Sbarra (Cisl) alle Acli, “nuovo patto sociale per uscire da emergenza”. Tassinari (vicepresidente), “sostenibilità sociale, economica e ambientale”

“Se vogliamo superare la condizione di emergenza sanitaria e pandemica ed affrontare i ritardi strutturali dell’ economia italiana, stare dentro il governo della transizione ambientale, digitale, ecologica, industriale, demografica, la cornice non può che essere quella di un grande patto sociale che metta al centro crescita, lavoro, equità, contrasto alle diseguaglianze ed alle povertà, nella prospettiva di unire il Paese e di adeguare la nostra posizione economica, sociale, produttiva ed occupazionale a quella dei nostri Paesi concorrenti”. Lo ha ribadito oggi il segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, intervenuto al 53° Incontro nazionale di studi delle Acli in corso a Roma. “Abbiamo una straordinaria opportunità irripetibile davanti a noi: quella di una Europa che finalmente si presenta con il vero volto della solidarietà, che si lascia alle spalle quella odiosa impostazione tecnocratica tutta centrata su politiche di austerity e di rigore finanziario. Ci voleva la pandemia per determinare questa forte discontinuità, questo cambio di paradigmi in Europa. Abbiamo una quantità importante di risorse che ci può aiutare se bene impiegata a risollevare il Paese dalle macerie della crisi sanitaria, economica e sociale, ma dobbiamo decidere come fare tutto questo”.
“Siamo d’accordo sul nuovo Patto di stabilità ma che diventi l’occasione per l’Italia di guardare ad una dimensione più europea e a concentrarsi su altri aspetti come la sostenibilità sociale, economica e ambientale” ha aggiunto Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale Acli, durante il dialogo con Sbarra. “Sono aspetti finora considerati di serie b ma devono invece diventare vincolanti anche nella costruzione del nuovo pilastro europeo dei diritti sociali, che quindi ponga dei problemi ad esempio dal dumping salariare, al dumping fiscale. Questa crisi ci insegna questo: tutti dobbiamo sentirci convocati, e in una società sempre più frammentata, non possiamo pensare che crescano solo le grandi città, i grandi centri, per questo abbiamo bisogno di una logica di co-sviluppo, anche nei confronti dei Paesi più poveri nel mondo”.

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