Eitan: Lucattini (psichiatra), “separarlo dalla scuola e dall’Italia è un trauma terribile”

Eitan Biran rimarrà fino all’8 ottobre a Tel Aviv. Lo ha deciso ieri il giudice israeliano durante la prima udienza per decidere l’affido del piccolo, unico superstite della tragedia della funivia Stresa-Mottarone. L’intesa è stata raggiunta tra le famiglie Biran e Peleg per la gestione condivisa del piccolo che starà in Israele tre giorni con una, tre giorni con l’altra. Una scelta dal punto di vista psicologico non adeguata secondo la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi) e della International psychoanalytical association (Ipa). Anche il trasferimento da parte del nonno in un altro Paese diverso da quello dove è cresciuto rappresenta un danno per il bambino di sei anni. “Sarà necessario – spiega l’esperta – un lavoro psicologico oltre a quello che è stato fatto per superare la perdita dei genitori e l’ospedalizzazione che è noto che per i bambini piccoli è causa di depressione. In un momento in cui si stava riprendendo, con l’aiuto dei medici e degli psicologi, in un ambiente familiare in Italia, il nonno lo ha portato in un Paese che non conosce, dove parlano una lingua che parla male. Lo separa dalle persone con cui vive, gli impedisce di iniziare la scuola elementare e dai compagni. Il trauma è grave”. A quattro mesi dalla tragedia, Eitan è nella prima fase del lutto, quella della negazione. “I bambini piccoli – ricorda la psichiatra – hanno in questa fase una forte angoscia e rabbia verso i genitori da cui si sentono abbandonati. Il rischio è che ci sia un prolungamento patologico del lutto e che si sviluppi una forma anche severa di depressione infantile, che si manifesta con il rifiuto delle cure, insonnia e paure, come il non voler uscire di casa”. Secondo l’esperta, anche l’aver impedito al bambino di ricominciare la scuola è un grave danno. “Se – suggerisce – giuridicamente fosse possibile per le leggi israeliane, sarebbe molto utile che gli amichetti italiani gli facessero delle telefonate, che ci fosse una continuità con il suo mondo fatto di amici e compagni di scuola italiani”.

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