“Vorrei ringraziarvi per questo non facile lavoro di ricostruzione, che portate avanti con la grazia di Dio. Grazie per questi primi 50 anni a servizio della Chiesa e dell’Europa”. È l’omaggio del Papa al Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del 50° della sua istituzione. “Incoraggiamoci, senza mai cedere allo scoraggiamento e alla rassegnazione”, l’esortazione di Francesco, nell’omelia della messa celebrata questo pomeriggio nella basilica di San Pietro: “Siamo chiamati dal Signore a un’opera splendida, a lavorare perché la sua casa sia sempre più accogliente, perché ognuno possa entrarvi e abitarvi, perché la Chiesa abbia le porte aperte a tutti e nessuno abbia la tentazione di concentrarsi solo a guardare e cambiare le serrature, le piccole cose squisite. No, il cambiamento va da un’altra parte”. “Il popolo d’Israele ricostruì il tempio con le proprie mani”, ha fatto notare il Papa: “I grandi ricostruttori della fede del continente hanno fatto lo stesso. Hanno messo in gioco la loro piccolezza, fidandosi di Dio. Penso ai Santi, come Martino, Francesco, Domenico, Pio che ricordiamo oggi; ai patroni come Benedetto, Cirillo e Metodio, Brigida, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce. Hanno cominciato da sé stessi, dal cambiare la propria vita accogliendo la grazia di Dio. Non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e di qualche divisione, che c’è sempre stata. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il Vangelo, senza badare alla rilevanza e alla politica. Così, con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, compassione e tenerezza, e hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma sociale, solo il Vangelo”.