Nel 2019 i protesti iscritti nel Registro informatico sono stati 412.962, di cui 349.392 cambiali (84,6%) e 63.570 assegni (15,4%). Il loro ammontare è pari a circa 553 milioni di euro: quasi 353 milioni riguardano le cambiali (63,8%) e circa 200 milioni gli assegni (36,2%). È emerge dal report “I protesti in Italia” relativo agli anni 2013-2019 diffuso oggi dall’Istat.
Per quanto riguarda i protestati, questi sono stati 115.281: 96.270 sono persone (83,5%) e 19.011 imprese (16,5%).
“Rispetto al 2013 – spiega l’Istat – (primo anno della nuova serie storica) i valori sono tutti in calo: numero dei protesti -65,4%, ammontare -79,5%, soggetti protestati -53,0% (di cui persone -49,7%; imprese -64,8%)”.
L’importo medio per titolo di credito protestato è risultato pari a 1.339 euro nel 2019 (-40,7% rispetto al 2013), ma ha presentato valori molto diversi a seconda del tipo di effetto e dell’area geografica di riferimento. Le cambiali sono state protestate per un importo medio pari a 1.010 euro (-40,1% rispetto al 2013), con valori che oscillano fra i 736 euro nelle Isole e i 1.200 euro al Sud. Gli assegni hanno registrato un importo medio tre volte più grande (3.149 euro, -32,1% rispetto al 2013), che va dai 2.756 euro del Centro e i 7.053 euro del Nord-est.
Nel 2019, il 61,5% delle persone iscritte nel Registro informatico dei protesti è risultato protestato nel corso dell’anno per più titoli di credito. Poco più della metà di tutti i protestati lo è stato per un numero che varia fra 2 e 6 titoli; il 38,5% per un solo titolo di credito (37.091 persone).