La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato “diventi, quest’anno, una tappa per una Chiesa comunione e una città più inclusiva, una tappa
nella costruzione di un mondo fraterno che vede la responsabilità di tutti”. Lo scrive monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) e della Fondazione Migrantes in un intervento sul mensile “Migranti-press” in vista dell’appuntamento che la Chiesa celebra il 26 settembre in tutto il mondo, sul tema “Verso un noi sempre più grande”. “Il Papa sembra ricordarci che il rifiuto, i muri, l’abbandono, i respingimenti, il disprezzo, le violenze non solo impoveriscono il ‘noi’ del mondo – dice l’arcivescovo -, ma impoveriscono anche il ‘noi’ della fede, che per sua natura è cattolica. La fede è ferita tutte le volte che hanno il sopravvento i nazionalismi – come ci ha insegnato la storia del Novecento -, tutte le volte che ha il sopravvento l’individualismo o l’autoreferenzialità nella vita ecclesiale e sociale”. Per la Chiesa le migrazioni, aggiunge, “sono una provocazione a non indebolire la cattolicità, per ciascuno di noi ad essere ‘cattolici’, cioè aperti, capaci di riconoscere gli altri come fratelli e sorelle, di affermare concretamente la dignità di ogni persona e di vivere la fraternità come stile”. L’impegno all’inclusione, perciò, “da ecclesiale deve diventare anche impegno e progetto politico, per una nuova città, per un nuovo mondo”.