“Dobbiamo fare tesoro di quello che questa terribile prova che stiamo ancora vivendo ci ha insegnato, impegnandoci a ogni livello per combattere il virus dell’individualismo, che genera processi di disgregazione e ci rende incapaci di disegnare un futuro degno per tutti”: lo dice in una intervista sul mensile “Migranti-Press” della Fondazione Migrantes il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, parlando della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà domenica 26 settembre, sul tema “Verso un ‘noi’ sempre più grande”. “È un appello a pensarci sempre più come famiglia umana – afferma il cardinale Bassetti -, vedendo in ciascuno – soprattutto negli ultimi e nei bisognosi – un fratello” e “mettendo al centro la persona umana, che è creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, a prescindere dalla sua condizione sociale, dalla provenienza e dal colore della pelle”. Il presidente della Cei invita a sconfiggere “la paura che paralizza, fa perdere la speranza, porta a stare sulla difensiva: avere paura significa chiudersi, alzare muri”. L’inclusione – ricorda – “non è solo una questione sociale, progettuale, educativa ma è un fatto che affonda le sue radici nella mistica e nell’umanesimo cristiano. Nessuno può dirsi cristiano se esclude il proprio fratello”.
“Bisogna scrollarsi di dosso il pregiudizio che porta a etichettare il migrante come un problema o, peggio ancora, un nemico che viene a toglierci qualcosa, un usurpatore, un’insidia – sottolinea -. Chi scappa dalla guerra, dalla fame, dalla violenza è un fratello e sulla nostra capacità di amarlo, accoglierlo, proteggerlo saremo giudicati. Tra le opere di giustizia infatti vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri”. Il cardinale Bassetti ricorda anche l’impegno della Cei nei corridoi umanitari, che ha reso possibile trasferire in sicurezza oltre mille profughi dalla Turchia, Giordania, Etiopia e Niger. “Può sembrare una goccia in mezzo al mare – dice -, di fronte al grande bisogno di sicurezza che si registra in tutto il mondo, ma si tratta di uno sforzo capace di cambiare il paradigma dell’immigrazione nel nostro Paese e in Europa”. Il card. Bassetti ricorda inoltre la vicinanza della Chiesa “ai tanti italiani – circa 5,5 milioni – che vivono all’estero e i missionari, i religiosi e le religiose, i laici che dedicano il loro tempo e le loro energie nelle Missioni cattoliche di lingua italiana coordinati dalla Fondazione Migrantes”. “La cura di ogni persona migrante, qualsiasi sia la direzione del suo andare e il passaporto in suo possesso, è sempre doverosa”, conclude.