“Le legislazioni migratorie sono ingiuste perché radicate in una cultura di razzismo e xenofobia che danneggia e calpesta i diritti degli sfollati, con discorsi di odio e politiche migratorie restrittive”. Talitha kum lancia un appello ai governi “per politiche migratorie giuste alle frontiere e per proteggere la dignità di tutti i migranti a prescindere dallo status giuridico”. Lo ha detto oggi suor Yvonne Clémence Bambara, della rete internazionale Talitha Kum, raccontando l’impegno contro la tratta di esseri umani durante la conferenza internazionale on line organizzata dal 20 al 22 settembre dall’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), dall’Unione dei superiori generali (Usg) e dallo Scalabrini international migration institute (Simi), con oltre 200 partecipanti. La religiosa ha lavorato in Canada con le donne schiave della prostituzione e ha portato avanti iniziative di microcredito in Burkina Faso con le donne vittime di matrimoni forzati. Nel 2020 la rete internazionale ha contattato 185.970 persone migranti a rischio tratta, tramite una rete composte da 3509 religiose presente in 89 Paesi del mondo. Su 272 milioni di migranti internazionali nel mondo il 48% sono donne (dati Oim 2019): “E’ in atto un processo di femminilizzazione della migrazione – ha spiegato suor Bambara -, un fenomeno sempre più in aumento e quindi più a rischio di cadere nelle mani dei trafficanti. Secondo l’Onu il 70% delle vittime di tratta e abusi sessuali sono donne, che vengono imbrogliate e vendute”. La rete Talitha kum porta avanti nelle comunità cristiane attività di prevenzione per informare i migranti e le donne dei rischi della tratta, aiuta le donne ad uscire da questa situazione “a risanare le ferite e progettare il futuro perché non cadano di nuovo nelle mani dei trafficanti”, le accolgono e aiutano nel reinserimento sociale, con accompagnamento psicologico e spirituale, rispettando le diverse fedi.