Guardia di Finanza: mons. Marcianò (Omi), “promuovere ‘l’economia della misericordia’, cioè la logica della giustizia e del gratuito, della cura e della solidarietà”

“Oggi è festa e la festa è tale solo se condivisa. E la condivisione promette una gioia non vuota, ma quella che Gesù definisce con un termine complesso e rivoluzionario: ‘misericordia’. Mi piace pensare che sia ‘l’economia della misericordia’ quella che voi promuovete: ovvero la logica della giustizia e del gratuito, della cura e della solidarietà fraterna. Del servizio al bene integrale dell’uomo, visto per quello che ‘è’, non per quello che ‘ha’”. Si è conclusa con queste parole l’omelia pronunciata da mons. Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, durante la messa che ha presieduto oggi pomeriggio nella basilica romana di S. Maria Maggiore per la festa di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza.
Commentando la pagina evangelica odierna, mons. Marcianò ha osservato che “non è difficile attualizzare la categoria e rintracciare i tanti maestri dell’imbroglio che oggi inquinano la società e si presentano come esempi scintillanti e appetibili, specie per le nuove generazioni”. “C’è da sradicare la mentalità del tornaconto individuale, della notorietà a tutti i costi, della ricchezza che permette e promette una vita comoda, disimpegnata, scevra da sacrifici e poggiata su quegli eccessi e lussi che, prima o poi, si rivelano contenitori vuoti, portatori di isolamento e disperazione”, ha ammonito. “Ricchezze fatue e pericolose – ha proseguito – che, a partire da piccole disonestà, da compromessi privati, aprono alla logica dell’illegalità e approdano alle rive ancor più drammatiche della truffa, del commercio di morte, della violenza, della criminalità organizzata”.
“Il mondo in cui viviamo non è ideale”, ha detto rivolgendosi ai militari della Guardia di Finanza: “Il mare che, ogni giorno, siamo chiamati ad attraversare, non è privo di contraddizioni, tentazioni, abissi nei quali la mano dell’uomo è intervenuta con potenza distruttiva”. Invitando ad accogliere l’invito ad “alzarvi”, come ha fatto Matteo, l’arcivescovo castrense ha spiegato che “per noi, per voi, alzarsi significa abbandonare posizioni comode, mettersi in gioco personalmente, affrontando stanchezze, pericoli, rischi; lasciarsi inquietare dal ‘mare’, dalla realtà a volte malata, per contribuire a bonificare il mondo con la testimonianza della propria vita e del proprio impegno”. “Se tutto questo si svolge sotto lo sguardo di Gesù, se si porta avanti per Suo amore e con la Sua forza, non si tratta soltanto di assolvere un compito ma, come per Matteo, di rispondere a una vocazione”, ha aggiunto, definendo “prezioso il servizio di chi, attraverso la promozione di un’economia solidale, di una finanza giusta e di una giustizia fraterna, può contribuire a restituire legalità e a contagiare con la logica della trasparenza anche l’intero mondo delle Istituzioni”.

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