Il 2020 ha registrato un ulteriore aumento dei conflitti agrari in Brasile. Lo documenta l’edizione 2020 dell’annuale rapporto, presentato ieri, elaborato dalla Commissione per la Pastorale della terra (Cpt) della Chiesa brasiliana. I dati generali sui conflitti mostrano che il numero di episodi è passato da 1.903 nel 2019 a 2.054 nel 2020, con un aumento del 8%. Si tratta del numero più alto di conflitti a partire dal 1985, e il dato assume ulteriore gravità se si pensa che il 2020 è stato l’anno dell’esplosione della pandemia di Covid-19, e di conseguenza, le attività hanno subito un generale e diffuso rallentamento.
Il numero di persone coinvolte in questi conflitti è aumentato da 898.635 nel 2019 a 914.144 nel 2020, con un incremento di quasi il 2%. La Cpt ha documentato direttamente e catalogato 1.576 casi di conflitti per la terra nel 2020, il 25% in più rispetto al 2019 e il 57,6% in più rispetto al 2018. Questi conflitti hanno coinvolto 171.625 famiglie. I dati, secondo la Cpt, sono ancora più spaventosi se si analizzano solo i numeri riferiti alle popolazioni indigene: 656 episodi di conflitto (41,6% del totale), con 96.931 famiglie (56,5%).
Grazie all’attività di monitoraggio e catalogazione, la Cpt si è resa conto che molti conflitti persistono nel tempo, in alcuni casi per anni, o anche per decenni, soprattutto quando coinvolgono popolazioni indigene o quilombole (di origini afro). Per quanto riguarda il numero di famiglie i cui territori sono stati invasi, c’è stato un aumento del 102,85% dal 2019 al 2020. 81.225 famiglie hanno subito l’invasione delle proprie terre nel 2020. È il numero più alto mai registrato dalla CPT di questo tipo di violenza. 58.327 di queste famiglie sono indigene, ovvero il 71,8%. Nel 2020, tra i 18 omicidi registrati dalla Commissione per la Pastorale della terra, nel contesto dei conflitti agrari, sette erano indigeni, il 39% delle vittime. Tra le 35 persone che hanno subito tentato omicidio o omicidio, 12 erano indigeni, il 34% delle vittime. Per quanto riguarda le minacce di morte, tra le 159 persone minacciate, 25 sono indigene, il 16% delle vittime.
Questi dati rivelano, secondo il coordinatore dell’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib), Eloy Terena, che i leader indigeni sono in balia della violenza, generata da una posizione governativa che incoraggia le invasioni e lo sfruttamento dei territori. Durante la presentazione del rapporto, avvenuta a Manaus, il vescovo José Ionilton Lisboa de Oliveira, prelato di Itacoatiara e presidente della Cpt ha denunciato che si tratta di forme di violenza che restano nascoste, che non vengono diffuse dai media principali, ma neppure dai media di ispirazione cattolica.