“La nostra terra ha sofferto il dramma del terremoto mentre queste famiglie hanno vissuto quello della guerra. Come noi abbiamo ricevuto tanta solidarietà in quei momenti e continuiamo a riceverla ancora oggi, ora spetta a noi aprire il nostro cuore e le nostre case per accogliere chi ha bisogno di aiuto e far risplendere nei loro occhi il sorriso che la guerra ha seppellito”. Con queste parole, mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, ha annunciato l’accoglienza in diocesi di tre famiglie afghane. La notizia è riportata dal settimanale diocesano “L’Appennino Camerte”. “La nostra terra – dichiara il presule – sarà per loro un luogo di speranza, dove respirare la bellezza della libertà. A questi nostri fratelli e sorelle do il benvenuto: le nostre case sono aperte per voi e i nostri cuori lo sono ancor di più. Possa risplendere sui vostri volti la gioia che vi è stata negata nella vostra terra”. Come sta avvenendo per diversi Comuni che hanno dato la disponibilità alla prefettura di ospitare le famiglie bisognose che arrivano dall’Afghanistan, anche la diocesi di Camerino si muove “per alleviare il dolore e le sofferenze di coloro che stanno vivendo il dramma della guerra”. Una delle tre famiglie è già arrivata nelle Marche, mentre le altre due arriveranno nei prossimi giorni. “L’arcivescovo ha dato la disponibilità, rispondendo alla richiesta delle prefetture, di accogliere queste famiglie – dice don Aldo Buonaiuto che si occuperà della gestione del programma di accoglienza –. Come sappiamo avevano bisogno di una risposta immediata e l’arcivescovo non si è tirato indietro, anzi ha pensato di dare una risposta attraverso alcune case dell’istituto di sostentamento del clero per cercare di dare a queste famiglie una prima accoglienza”. Come riporta il settimanale diocesano “le famiglie saranno accolte nel territorio diocesano ma continueranno a far capo alla prefettura, coordinati a livello nazionale. Seguiranno – spiega don Buonaiuto – un percorso di integrazione, dove i bambini andranno a scuola e per gli adulti si cercherà un lavoro, così che possano riprendere una vita normale, serena e felice”. Ma all’impegno della diocesi si è unita una vera e propria gara di solidarietà: “Il ringraziamento – dice il sacerdote – va alla solidarietà del territorio e di tutti coloro che hanno voluto contribuire, anche con piccoli gesti, per far sì, in pochissimo tempo, di arredare e mettere insieme le strutture. Il nostro ringraziamento va a tutte le persone che hanno concretamente aiutato la grande rete del volontariato cattolico, dell’associazionismo, dei laici che hanno ognuno contribuito a sostenere ed aiutare anche nella preparazione dell’accoglienza. È stato un bell’attestato di un popolo solidale, che ha compreso il dramma di queste persone e si è prodigato per dare il proprio contributo”.