Migranti: p. Murphy (Casa del migrante a Tijuana), “picchiati da polizia alle frontiere Usa-Messico, tra violenze dei narcos. Non dobbiamo avere paura”

padre Pat Murphy, direttore Casa del Migrante a Tijuana, in Messico

“Se vogliamo davvero proteggere i migranti non dobbiamo avere paura. I rischi fanno parte della chiamata missionaria. Bisogna lavorare per far integrare tutti i migranti. Sono esseri umani, non nemici”. Ne è convinto lo scalabriniano padre Pat Murphy, direttore Casa del migrante a Tijuana, in Messico, intervenuto oggi alla conferenza internazionale on line sulle migrazioni organizzata dal 20 al 22 settembre dall’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), dall’Unione dei superiori generali (Usg) e dallo Scalabrini international migration institute (Simi). Oltre 200 i religiosi e le religiose partecipanti. Padre Murphy è da otto anni in prima linea alla frontiera tra Messico e Stati Uniti e non ha timore di prendere posizione e agire per difendere le persone migranti a Tijuana, una delle città più violente del Messico a causa della criminalità organizzata, che gestisce il narcotraffico e il traffico illegale di migranti. “Abbiamo documenti internazionali meravigliosi sui migranti – ha detto – ma poi la fase di attuazione non fa breccia, nemmeno nella Chiesa. Si fanno marce pro life per l’aborto ma pochi sacerdoti o vescovi difendono la vita delle persone che migrano. Dobbiamo far sentire la nostra voce per difendere la dignità di queste persone. E’ triste vedere la stessa disperazione tutti i giorni, in tante parti del mondo”.
Giorni fa – ha raccontato – alla frontiera Usa-Messico, erano accalcate 13.000 persone, in maggioranza haitiani che chiedevano asilo ma “c’è la tendenza a rifiutarli”. Padre Murphy ospita le persone, anche messicani in fuga dalle violenze dei narcotrafficanti, in una casa di accoglienza. Violenze che poi ritrovano a Tijuana, cadendo nelle mani di coloro da cui fuggivano. Ma dagli inizi ad oggi “tutto va peggio”. Il governo messicano “non è riuscito a offrire assistenza e protezione alle migliaia di persone bloccate alle frontiere nord e sud”, al contrario “invia la polizia locale per picchiare gli haitiiani perché tornino nelle aree di confinamento. È un vergogna”.  “C’è una crescente militarizzazione delle frontiere – ha denunciato -. Dicono che cercano i narcotrafficanti invece cercano i migranti. Se non vedete con i vostri occhi non riuscite a crederci. La polizia picchia i migranti e c’è corruzione a tutti i livelli”. Anche con l’amministrazione Biden, che aveva suscitato tante speranze, “non è cambiato nulla – ha detto -. Le promesse non sono state mantenute: non danno asilo politico, con la scusa del Covid le persone sono bloccate a Tijuana”. L’unica “buona notizia”, ha concluso, “è lo spirito meraviglioso dei migranti, che sono sempre ottimisti e ripetono: se Dio vuole tutto andrà bene, nonostante le difficoltà”.

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