In America Latina, a causa della chiusura delle frontiere per la pandemia, “ho potuto constatare di persona la “drammatica situazione di milioni di persone che cercano disperamente di uscire dal loro Paese”. Lo ha raccontato da Boston padre Leonir Chiarello, superiore generale dei missionari scalabriniani, aprendo oggi la conferenza internazionale “‘Migranti e pellegrini come tutti i nostri padri’ (1 Cr 29, 15) – Teologia della mobilità umana nel XXI secolo” organizzata dal 20 al 22 settembre da Uisg, Usg e Simi. “Le chiusure delle frontiere stanno bloccando le possibilità per le persone di avere una vita dignitosa – ha detto –. Si usa la paura dell’altro a scapito della vita di milioni di persone. La pandemia è un pretesto per chiudere le frontiere. Le persone sono disperate e vengono usate nel dibattito pubblico come strumento per alimentare divisioni, conflitti, odio e usate come opportunità per obiettivi politici”. Come scalabriniani – ha precisato – “siamo impegnati come ‘first responders’, provvedendo servizi e spazi di resilienza per le persone migranti. Da 130 anni lavoriamo accanto a loro adattando programmi e servizi in base alle mutevoli sfide”. “Molti studiosi – ha aggiunto – stanno dedicando impegno per comprendere le cause e i problemi dello sradicamento umano e proporre una prospettiva biblico teologica e pastorale. Fin dall’inizio la Chiesa ha cercato la riflessione su questi temi, per assumere una prospettiva sulla realtà delle migrazioni. È l’obiettivo di questa conferenza, per ‘un noi sempre più grande’ come ci chiede Papa Francesco. Siamo qui per fare il punto, con uno sguardo attento all’azione pratica della Chiesa e spazi di dialogo”.