Con la celebrazione liturgica in cattedrale per ricordare la dedicazione ai santi Mariano e Giacomo, si è chiusa sabato scorso l’assemblea pastorale della diocesi di Gubbio, dopo due intense giornate di lavoro nella sala convegni del convento di San Francesco. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha tracciato l’itinerario che attende la Chiesa eugubina nel contesto del “cammino sinodale” che l’intera Chiesa italiana è chiamata a compiere fino al 2025, in parallelo con la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che papa Francesco ha convocato tra l’ottobre 2021 e l’ottobre 2023. Quella che il sessantesimo successore di sant’Ubaldo propone per la diocesi eugubina – informa la diocesi – è una vera e propria conversione missionaria della Chiesa locale, alla luce dell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, l’enciclica di Papa Franceso che gli organismi pastorali della diocesi, a cominciare proprio dall’assemblea annuale, avevano già analizzato e approfondito nell’ultimo biennio. Tra le proposte proposte concrete per le parrocchie della diocesi eugubina avanzate dal vescovo, il ritorno alla scuola del Vangelo, l’esercizio della carità di fronte alle povertà di oggi, il recupero dell’importanza della domenica come sorgente della vita cristiana, la famiglia al centro dell’azione pastorale. Quanto al cammino di preparazione dei fidanzati al matrimoni, il presule spiega: ”Non è bene che sia un itinerario privato, abbreviato, condotto solo da un prete, pur di avere l’attestato di idoneità, ma necessita di un gruppo di coppie che camminano insieme. Diversamente non possiamo continuare a lamentarci della fragilità delle coppie che ancora si sposano in chiesa e a dolerci dei loro fallimenti affettivi ed educativi”. Per l’iniziazione cristiana, mons. Paolucci Bedini propone una celebrazione unitaria in cattedrale con il vescovo e i parroci, nel tempo liturgico più adatto, appena dopo la Pasqua. “L’esperienza degli ultimi anni – aggiunge il vescovo – dice la grande difficoltà che sempre più spesso le famiglie vivono nella comprensione dell’identità e della missione della figura del padrino e della madrina con la conseguente confusione nella sua scelta al momento del battesimo e della confermazione dei figli”. Da qui la proposta di valutare la sospensione di questa figura – non obbligatoria secondo la Chiesa – per il prossimo triennio, come già accade in altre diocesi, anche in Umbria.