“Un momento emozionante”. Così mons. Domenico Sorrentino, vescovo delle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, ha descritto l’incontro con la prima famiglia di profughi afgani arrivata in Umbria grazie alla disponibilità manifestata dalla Caritas diocesana di Foligno, attraverso la Fondazione Arca del Mediterraneo, ad accogliere uomini, donne e bambini in fuga dall’Afghanistan.
Un incontro a cui ha fatto da sfondo il borgo di Spello, dove la famiglia è ospitata e che ha visto intervenire anche rappresentanti della Prefettura di Perugia, il sindaco Moreno Landrini e l’assessore alle politiche sociali Rosanna Zaroli, il delegato ad omnia della diocesi di Foligno, mons. Giovanni Nizzi, il direttore della Caritas di Foligno, Mauro Masciotti, e l’équipe dell’Ufficio immigrazione coordinata da Giacomina Tartaglia, che si è occupata dell’intera accoglienza. Un’occasione per dar loro il benvenuto e farli sentire a casa, cercando di alleviare la sofferenza e lo spaesamento che si portano dentro.
“Questi fratelli e queste sorelle avevano una loro posizione, una loro serenità lavorativa e si sono ritrovati da un momento ad un altro senza nulla – ha spiegato mons. Sorrentino -. Per loro si tratta ora di ricominciare, con un’altra lingua, in un altro contesto, in altre situazioni e con la sofferenza per i loro parenti che sono rimasti in Afghanistan. Hanno già qualcosa della nostra cultura, avendo collaborato con il nostro Paese, anche se non parlano italiano, ma hanno percepito che li abbiamo veramente accolti con il cuore. Ci hanno fatto le loro prime richieste, com’è ovvio che fosse. Io, da parte mia, ho cercato di far sentire loro il calore della nostra amicizia. Spero che nasca per loro un percorso bello anche se non ci facciamo illusioni, perché sappiamo che anche qui da noi la situazione non è facile, quindi li abbiamo invitati ad avere pazienza come in tutte le situazioni di questo genere”.
Per il neo vescovo di Foligno, però, questo primo contatto è stato bello e molto importante. “Per loro – ha detto il presule -, per avere una carezza fraterna e, per noi, per aver potuto esprimere quello che sentiamo dal profondo del cuore, cioè che ci sentiamo solidali e fratelli verso tutti”. Un primo passo è stato fatto, ma pian piano ce ne saranno degli altri. “Non ci fermiamo qui – ha dichiarato mons. Sorrentino -. Per noi cristiani quest’apertura di cuore è quanto di più bello e profondo ci possa essere. Siamo fratelli e dobbiamo vivere da fratelli. Naturalmente questo è un inizio e noi faremo del nostro meglio”. “Non possiamo fare miracoli – ha concluso -, ma il miracolo del bene lo dobbiamo fare e abbiamo cominciato a farlo”.