Una “mappatura sul pluralismo religioso in Italia”, mediante il coinvolgimento dei soggetti impegnati nel dialogo ecumenico e interreligioso a livello locale. Così Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università Statale di Milano, ha presentato questa mattina ad Assisi il progetto avviato dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo di “un Osservatorio permanente” sulla presenza di chiese e comunità di altre confessioni cristiane e di altre religioni presenti nel nostro territorio. L’iniziativa – inedita per modalità e realizzazione – è stata presentata oggi nella città del dialogo di San Francesco, dove si sta svolgendo la tre giorni di programmazione e lavoro alla quale stanno partecipando delegati diocesani e regionali degli uffici ecumenismo e dialogo presenti in Italia. Cristiani, ebrei, musulmani ma anche seguaci delle “religioni dharmiche”, come il buddhismo, l’induismo e il sikhismo. La panoramica pluriconfessionale e plurireligiosa della geografia del territorio italiano – è stato spiegato oggi – è sempre più diversificata, complessa e in continuo divenire. Diventa pertanto sempre più urgente la necessità di dotarsi di uno strumento che permette di seguire e accompagnare, anche a livello locale e diocesano, l’evoluzione, anche a partire dai processi migratori dall’est europeo, dal sud del mondo e dall’estremo Oriente.
Uno strumento – presentato da Samuele Davide Molli, sociologo dell’Università di Milano – per capire quali sono le comunità e i luoghi di culto presenti su un territorio, da chi sono frequentati e guidati, quali attività svolgono. Non si tratta però solo di una raccolta di dati utili per fotografare la situazione ma di una iniziativa – ha sottolineato Ambrosini – che possa sostenere le diocesi a intuire possibili percorsi di incontro e dialogo. Insomma, un aiuto per “aprire porte e costruire ponti”. La ricerca si svolgerà nella più totale garanzia di sicurezza e privacy e con il coinvolgimento della rete degli uffici e dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. “I delegati incaricati di redigere la scheda – ha assicurato Ambrosini – non saranno dei semplici rilevatori di dati a fini statistici, ma lavorando alla raccolta delle informazioni richieste avranno modo di sviluppare una conoscenza puntuale e un dialogo con le presenze religiose non cattoliche del territorio”. L’iniziativa ha suscitato in sala un vivace dibattito e confronto. Don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, ha più volte ribadito che l’Osservatorio vuole essere “un dono che viene consegnato alle diocesi”, affinché, nella loro missione, siano aiutate a diventare sempre più consapevoli della presenza di fedeli di altre Chiese e religioni. E ha spiegato che la complessità del panorama religioso chiede anche alle diocesi di aprirsi all’altro “senza improvvisazione” e in maniera “competente”. L’Osservatorio nasce proprio come strumento per “passare dall’approssimazione alla consapevolezza”. Secondo i teologi Giuseppina De Simone e Giulio Osto, quella dell’Osservatorio permanente intende essere “una esperienza di conoscenza e di incontro nello stile di una Chiesa dialogica”, occasione per “scoprire il dono di essere cristiani cattolici insieme con cristiani di altre confessioni e persone di altre religioni”, di riscoprire “il tratto mediterraneo della Chiesa italiana, non come un problema ma come una risorsa”. Essere “cristiani in ascolto e in cammino nello stile della sinodalità indicato da Papa Francesco”.