“Memoria e profezia” è il titolo del convegno diocesano che la Chiesa di Acerra celebra dal pomeriggio di venerdì 17 settembre a quello di sabato 18 settembre in cattedrale. Dopo l’interruzione forzata dell’anno scorso, a causa del Covid, in questo 2021 il tradizionale appuntamento ecclesiale raggiunge il traguardo dei 40 anni. Era il 1981 infatti quando la diocesi di Acerra veniva convocata dal vescovo Antonio Riboldi per la celebrazione del primo convegno diocesano dal titolo “Comunione e comunità”. Tre anni prima lo stesso presule, arrivato dopo un lungo periodo di amministrazione apostolica, aveva inviato alla diocesi la sua prima lettera pastorale “Rinnoviamoci insieme”.
Era “la prima stagione del dopo Concilio, un tempo di fermento e di rinnovamento ecclesiale” segnato dalla consapevolezza della necessità di “laici corresponsabili nella Chiesa, nella pastorale e nella vita della parrocchia”, afferma il vicario generale della diocesi di Acerra, don Cuono Crimaldi, al quale è affidato oggi pomeriggio il compito di “fare una sintesi del lungo cammino fatto”.
Per il vescovo, mons. Antonio Di Donna, si tratta anche di una “ripresa” dopo il “tempo sospeso” della pandemia. Perciò il presule nel pomeriggio di sabato tratterà i punti salienti degli orientamenti che guideranno i fedeli in questa “difficile ripresa”, per arginare il generale “smarrimento”, anche pastorale.
Mons. Di Donna, assieme alla Conferenza dei vescovi della Campania, di cui è presidente dallo scorso gennaio, è stato protagonista di una “lettura sapienziale della crisi” generata dall’emergenza sanitaria. Ora, spiega, a partire da alcune criticità lasciate sul campo dalla pandemia, quali ad esempio “la disaffezione alla messa della domenica, l’aumento delle convivenze e l’isolamento dei ragazzi”, dobbiamo porci la domanda: “Possiamo continuare a fare quello che abbiamo fatto sempre?”.
La risposta è quella di limitarsi ad assicurare l’essenziale alla pastorale ordinaria, ma di dedicare più tempo e risorse al “pensare cosa fare”, per “evitare che il mondo vada per conto proprio mentre noi ci affanniamo in tante cose”. Con lo sguardo profetico a quella “Chiesa del futuro” già tratteggiata dal giovane Joseph Ratzinger 50 anni fa: quando egli prevedeva una Chiesa cattolica di minoranza che avrebbe riacquistato rilevanza ripartendo da piccole comunità evangelizzanti. L’occasione per ripensare la pastorale di questo tempo è il cammino sinodale che le nostre Chiese si apprestano a vivere, purché il Sinodo non si riduca a slogan ma si traduca in reale “ascolto” della gente, in particolare dei lontani.