“La pace si costruisce con l’apporto di ciascuno di noi e apre il cuore di tutti gli uomini al perdono e alla riconciliazione. Senza il perdono non ci sarà mai pace vera. Per questo dobbiamo essere sempre e verso tutti operatori di pace, affinché converta i cuori e le menti degli uomini e susciti pensieri e azioni di concordia e fratellanza. Solo così si può trasformare l’odio in amore e l’inimicizia in accoglienza ”. Lo ricorda l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nel messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico.
“Voi, cari ragazzi e giovani studenti, amate la pace e volete la pace nel profondo del cuore. Il vostro sorriso, il vostro canto e le vostre mani arrivano anche al cuore della gente che, vedendovi e incontrandovi, comprenderà quanto sia bello, gioioso e necessario lavorare per la pace e l’amore tra tutti gli uomini”, prosegue l’arcivescovo, notando che “anche gli alunni dell’Afghanistan e di tanti altri Paesi del mondo di ogni religione e cultura dove c’è la guerra e la violenza, vogliono la pace e li sentiamo oggi uniti a noi nel gridare forte il sì alla pace e il no alla guerra e ad ogni forma di rifiuto, di violenza e sopruso”. “Nella vostra scuola, con i vostri insegnanti, imparate a costruire un mondo di pace superando tante divisioni che, a volte, ci sono ancora tra noi”, aggiunge l’arcivescovo che, ai ragazzi, lancia una proposta: “So che voi siete molto bravi a disegnare la pace con tanti colori e sapete anche fare delle bellissime preghiere al Signore per la pace. Bene, mandatemi in occasione del prossimo Natale questi disegni e queste preghiere sulla pace insieme alle foto della vostra scuola e ad altri inviti e messaggi di pace rivolti ai potenti della terra e li faremo pervenire alle scuole che lavorano nei Paesi in guerra. Così il vostro dono e appello sarà anche per gli adulti un grande esempio per impegnarsi a fare la pace”. Ai genitori, mons. Nosiglia, augura di “trovare sempre nella scuola lo strumento più efficace per educare i vostri figli a questo spirito di accoglienza, di condivisione e di amore gli uni per e con gli altri”. E alle comunità civili ed ecclesiali sul territorio l’arcivescovo chiede che “sostengano la scuola promuovendo uno stretto raccordo tra i vari soggetti coinvolti, gli alunni, le famiglie, i docenti e dirigenti. Se ogni soggetto educativo vive e opera per sé stesso ignorando gli altri si vanificano tanti sforzi che potrebbero invece essere potenziati da un costante dialogo, un positivo incontro e l’impegno comune”.