Sono atterrati questa mattina a Roma 37 dei 45 i rifugiati vincitori di borse di studio grazie al progetto Unicore – University corridors for refugees. Gli altri otto studenti arriveranno nei prossimi giorni. Studieranno in 23 università italiane. Il progetto è stato avviato in via sperimentale nel 2019, grazie all’impegno di Caritas italiana, insieme al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l’Unchr, Diaconia valdese, il Centro astalli, Gandhi charity e una vasta rete di partner locali. Finora ha visto il coinvolgimento di 28 atenei che hanno messo a disposizione negli ultimi tre anni oltre 70 borse di studio. La selezione degli studenti è basata sul merito accademico e la motivazione. I vincitori sono rifugiati provenienti da Eritrea, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo. Gli studenti, dopo il periodo di quarantena per l’emergenza Covid-19, inizieranno il loro percorso universitario presso gli Atenei su tutto il territorio italiano. Un percorso di realizzazione professionale e di inclusione sociale che vede coinvolte in prima linea le Università e le Caritas diocesane. “Quest’ultime – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana – sostengono l’inserimento sociale degli studenti nelle comunità di accoglienza, attraverso una profonda azione di ascolto e accompagnamento, grazie all’individuazione di un operatore diocesano e di famiglie tutor e all’impegno per l’attivazione di tavoli locali con soggetti pubblici e privati”. Gli studenti inizieranno oggi il periodo di quarantena reso obbligatorio dall’emergenza Covid-19, dopo il quale potranno avviare il loro percorso universitario presso gli atenei su tutto il territorio italiano. “La crescita di questo programma dalla sua fase pilota con sei studenti ai 45 di quest’anno rappresenta un risultato molto importante”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “I rifugiati hanno bisogno non solo di ricostruire la loro vita in sicurezza e dignità, ma anche di poter esprimere al meglio le loro capacità e competenze per progettare un futuro prosperoso per sé stessi e per le comunità che li accolgono”.