“Siamo, in questo momento difficilissimo della vita diocesana, accanto a Maria sotto la croce trapassati dal dolore, soprattutto per la nostra santa Chiesa ancora una volta calpestata e travolta dallo scandalo e dal conseguente discredito”. Lo scrive il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, in una lettera indirizzata a tutti i fedeli e ai sacerdoti della diocesi di Prato a seguito della “dolorosa vicenda” che vede coinvolto don Francesco Spagnesi. La richiesta è quella di darne lettura durante le celebrazioni che si terranno domenica nelle chiese pratesi. Domenica 19 settembre mons. Nerbini presiederà la messa festiva delle ore 11,15 nella chiesa dell’Annunciazione alla Castellina. La volontà del vescovo è quella di incontrare la comunità parrocchiale in segno di vicinanza e di condivisione della sofferenza per quanto accaduto. “Vogliamo guardare a Cristo crocifisso per capire cosa ci viene chiesto in questa difficile ora, cosa dobbiamo fare – prosegue il presule -. Sento di dare a me ed a voi poche semplici ma importanti indicazioni. Siamo invitati a pregare Maria perché ci sia vicino come rimase vicina al Figlio nel momento della agonia e della morte. Facciamolo in casa nostra, in famiglia, nel segreto della nostra camera invocando lo Spirito perché rinnovi tutti noi, abbiamo bisogno di vivere l’esperienza che Ezechiele annuncia: ‘Io vi purificherò da tutte le vostre sozzure da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo metterò dentro di voi uno spirito nuovo’. Abbiamo bisogno di essere purificati. Senza questa trasformazione e conversione, personale e comunitaria non è possibile testimoniare Cristo né costruire alcunché. Chiedo a chi può farlo di recarsi in uno dei nostri santuari diocesani per invocare l’intercessione materna di Maria”.
Il vescovo chiarisce: “Abbiamo poi assoluta necessità di vivere il Vangelo, ‘tutto, sempre, ovunque’, nelle piccole cose come nelle grandi circostanze. Ogni volta che trascuriamo qualcosa che ci raccomanda: la semplicità, la purezza, l’amore fraterno, il perdono apriamo le porte ai nostri limiti naturali e ci condanniamo all’infruttuosità”.
Mons. Nerbini ricorda: “Ci viene chiesto infine, e può apparire paradossale, di avere un cuore pieno di misericordia, di amore e di perdono per tutti. Mentre accettiamo la sofferenza di quest’ora non perdiamo di vista il grande patrimonio di bene di cui la Chiesa è depositaria e per dono del Signore e per il diuturno impegno di sacerdoti e laici straordinari. Gli errori di qualcuno non possono e non debbono nascondere la verità oggettiva”.
Infine, l’invito: “Non perdiamo la speranza, viviamo questo tempo con serenità e fiducia. Guardiamo la croce. Solo attraverso la croce noi possiamo intravedere la luce della resurrezione che tutto trasfigura. In questa luce possiamo comprendere che il nostro soffrire non è vano, non sono inutili le nostre preghiere e il cercare di essere coerenti con la nostra fede. Se abbiamo la capacità di accettare umilmente questa prova con Cristo e come Cristo l’ha accolta, ne usciremo totalmente trasformati e con Lui potremo anche vivere la gioia della resurrezione della nostra Chiesa e tornare a testimoniare con le buone opere la nostra fede”.