“Nella nostra fase sinodale diocesana dobbiamo avere il coraggio della verità nell’affrontare i problemi delle nostre comunità evitando depistanti tentativi apologetici. Per un vero cambiamento (conversione), c’è bisogno di una schiettezza nel mettere a fuoco le proprie colpe dinanzi al Vangelo, nel riconoscerle come comunità e nel trovare soluzioni non nell’ordine tecnico, ma in un rinnovato spirito di fede in Dio”. Lo ha scritto il vescovo di Alessandria, mons. Guido Gallese, nella lettera pastorale “Sarete per me un regno di sacerdoti”.
La riflessione del vescovo è un invito a vivere in profondità il “sacerdozio battesimale”. “Nel mio cuore – rivela – ho la segreta speranza che, una volta che impostiamo una spiritualità basata sul sacerdozio battesimale, ne abbiamo giovamento anche noi ministri ordinati: se l’identità del pastore è veramente servire i sacerdoti battesimali, sicuramente aiuterà lo svolgimento del ministero e una crescita della soddisfazione in esso”. Secondo mons. Gallese, poi, “dobbiamo riportare i giovani al centro della cura e delle attenzioni della comunità cristiana”. “Desidero che anche i loro cammini formativi – spiega – vengano rimodulati sull’acquisizione della spiritualità del sacerdozio battesimale: solo così formeremo adulti nella fede, capaci, un domani, di essere riferimenti responsabili delle comunità cristiane”.
Il vescovo si sofferma sul Sinodo ricordando che “in molti discorsi dell’ultimo anno, Papa Francesco ha parlato della sinodalità e della ecclesialità”. “L’impressione – osserva – è che sia preoccupato delle derive mondane di una malintesa sinodalità e che stia cercando di definire più accuratamente quella che è la vera e autentica ecclesialità e sinodalità, rispetto a forme più parlamentari o associative o a campagne lobbistiche o ideologiche, che purtroppo talvolta si vedono nella Chiesa”. “Per quanto riguarda la nostra diocesi – aggiunge –, sono dell’idea di compiere un cammino sinodale che ci porti a ridefinire la nostra azione pastorale in uno spirito comunionale, affinché il passaggio alle unità pastorali – ormai non più procrastinabile, data la situazione della nostra amata diocesi – non sia qualcosa di tecnico, ma una svolta veramente ecclesiale: guai a noi se programmassimo il cambiamento al fine di non far cambiare nulla”. “Nel corso del nostro cammino sinodale – assicura il vescovo – verranno messe a fuoco le coordinate teologali, particolarmente di fede, delle nostre unità pastorali. Sarà mia cura, unitamente agli uffici pastorali, precisare, strada facendo, le condizioni tecniche della vita cristiana delle comunità”.