Diocesi: il card. Bassetti a Faenza, “la libertà è fare un passo avanti”

Un dialogo intenso e appassionato con un grande testimone della fede. La diocesi di Faenza-Modigliana ha riabbracciato ieri il card. Gualtiero Bassetti, tornato per un incontro pubblico nella sua diocesi d’origine. Nell’aula magna del Seminario Pio XII di Faenza si è svolta infatti la presentazione del libro “Le radici di una vocazione” a cura del giornalista Quinto Cappelli. L’evento, a cura della diocesi, ha visto la presenza, oltre che dell’autore, anche dello stesso card. Bassetti, a cui è dedicato il libro. Il presidente della Cei ha poi dialogato in particolare con i giovani sui temi principali sviluppati dal volume, raccontando la propria vocazione. L’incontro – si legge in una nota – è stato aperto dai saluti dal vescovo diocesano, mons. Mario Toso, e moderato dal vicario generale, mons. Michele Morandi. “Diffidate da chi vi dice di essersi ‘fatto da solo’”, ha esordito il cardinale: “Nessuno si fa da solo. Io sono cresciuto umanamente e spiritualmente, oltre che grazie alla mia famiglia e all’esempio dei miei genitori, in particolare grazie a due sacerdoti: don Pietro Poggiolini e don Giovanni Cavini”. Il primo battezzò Bassetti, il secondo fu un suo grande maestro e formatore. Il cardinale ha poi raccontato la sua giovinezza a Fantino e Popolano, sull’Appennino Tosco-Romagnolo, e ha sottolineato l’importanza, oggi ancor più fondamentale, dei “preti di periferia, come quelli che io ho avuto modo di conoscere nella mia formazione umana e spirituale”. “Il problema dello spopolamento delle aree rurali e montane in Italia è anche un problema religioso”, ha spiegato il porporato: “Dove vanno a finire infatti queste persone? Come viene garantita loro la formazione cristiana? E come viene tramandato il patrimonio che conservano questi luoghi? Ecco dunque il bisogno che abbiamo di questi preti di periferia, in grado di formare e tenere salde e unite queste comunità”. Rispondendo ad una domanda su cosa significasse la parola libertà, Bassetti ha risposto: “La libertà è fare un passo avanti. Per sperimentare fino in fondo la propria libertà bisogna infatti avere la capacità di scegliere. Quando avevo 22 anni fui posto di fronte alla scelta presbiterale. Il nostro vescovo ci disse: ‘Se siete disposti ad abbracciare la strada del presbiterato fate un passo avanti’. Trascorsi una notte insonne, e il giorno dopo feci quel passo in avanti. A 22 anni, per la prima volta presi una decisione che mi vincolava per tutto il resto della mia vita. Prima di fare questo passo non ero libero. Il giorno in cui feci quella scelta fu il giorno più felice della mia vita”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia