“Dolore e sgomento”: il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, esprime così il suo stato d’animo alla notizia dell’arresto ai domiciliari di don Francesco Spagnesi, ex parroco dell’Annunciazione alla Castellina. Il presule rinnova piena e doverosa fiducia nella Magistratura, a cui aveva già assicurato fattiva collaborazione nelle settimane passate. “Sono notizie che un padre e pastore non vorrebbe mai avere – afferma mons. Nerbini – e che colpiscono l’intera diocesi. In questo momento voglio farmi vicino particolarmente alla comunità parrocchiale della Castellina, condividendone la sofferenza e il disagio”.
Il vescovo, spiega una nota della diocesi di Prato, era da tempo a conoscenza di un forte stato di sofferenza fisica e psicologica del sacerdote che, fin dal suo arrivo in diocesi, aveva cercato di aiutare. “Nessuno però – spiega mons. Nerbini – avrebbe mai potuto immaginare che avesse problemi di tossicodipendenza. Per molto tempo era rimasto un disagio personale”.
Ad aprile, messo alle strette, don Francesco ha rivelato la causa della sofferenza, l’uso stabile di droghe. È a quel punto che il vescovo gli ha imposto un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista.
“Quando – continua mons. Nerbini – abbiamo avuto notizia di movimenti sospetti sui conti della parrocchia, ho provveduto a ritirare il potere di firma esclusiva del parroco, per poter così procedere ad una verifica della situazione”. Il vescovo chiese subito conto a don Spagnesi di quelle operazioni bancarie: “Ogni volta mi veniva spiegato che si trattava di aiuti per persone bisognose della parrocchia”.
A giugno mons. Nerbini ha comunicato al sacerdote che lo avrebbe sollevato dalla parrocchia, in modo da potersi dedicare completamente alle cure; il provvedimento è divenuto operativo dal primo di settembre.
Sono state, infine, le indagini della Magistratura, negli ultimi giorni, a dar conto degli esatti contorni della vicenda e delle contestazioni riguardanti lo spaccio.
“Raccomando a tutti la preghiera per la Chiesa diocesana, per i sacerdoti, per la comunità della Castellina e per lo stesso don Francesco – perché questa vicenda ci renda tutti più forti nella carità e nella verità”, conclude il vescovo.