Papa in Slovacchia: Divina Liturgia, “la croce non vuol essere una bandiera da innalzare”. No a “mediocrità, mondanità e religione della doppiezza”

(Foto Vatican Media/SIR)

Un omaggio ai martiri, “che hanno testimoniato in questa nazione l’amore di Cristo in tempi molto difficili, quando tutto consigliava di tacere, di mettersi al riparo, di non professare la fede. Ma non potevano non testimoniare”. A tributarlo è stato il Papa, nell’omelia della Divina Liturgia presieduta a Presov. “Quante persone generose hanno patito e sono morte qui in Slovacchia a causa del nome di Gesù!”, ha esclamato Francesco, che si è riferito anche “ai nostri tempi, in cui non mancano occasioni per testimoniare”. “Qui, grazie a Dio, non c’è chi perseguita i cristiani come in troppe altre parti del mondo”, il parallelo con l’oggi: “Ma la testimonianza può essere inficiata dalla mondanità e dalla mediocrità. La croce esige invece una testimonianza limpida. Perché la croce non vuol essere una bandiera da innalzare, ma la sorgente pura di un modo nuovo di vivere. Quale? Quello del Vangelo, quello delle Beatitudini”. “Il testimone che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita”, la tesi del Papa: “Il testimone della croce non ricorda i torti del passato e non si lamenta del presente. Il testimone della croce non usa le vie dell’inganno e della potenza mondana: non vuole imporre sé stesso e i suoi, ma dare la propria vita per gli altri. Non ricerca i propri vantaggi per poi mostrarsi devoto: questa sarebbe una religione della doppiezza, non la testimonianza del Dio crocifisso. Il testimone della croce persegue una sola strategia, quella del Maestro: l’amore umile. Non attende trionfi quaggiù, perché sa che l’amore di Cristo è fecondo nella quotidianità e fa nuove tutte le cose dal di dentro, come seme caduto in terra, che muore e produce frutto”.

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