Agevolare il rilascio dei visti per i profughi afgani e l’accesso ad ogni ambasciata concretamente raggiungibile: sono queste le principali richieste contenute in una lettera inviata oggi dall’Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione) al Ministero degli Esteri, a proposito delle indicazioni che il Ministero per gli Affari esteri (Mae) sta rilasciando a prefetture e associazioni. “Pur apprezzandole – precisano -, riteniamo che sia necessario chiarire urgentemente alcuni aspetti per agevolare un accesso veloce per chi vuole uscire dall’Afghanistan con un visto d’ingresso regolare”. Asgi segnala infatti “molte segnalazioni di difficoltà insormontabili anche per coloro che hanno già i presupposti per ottenere il visto secondo la vigente normativa, a causa dell’inoperatività della Rappresentanza diplomatica italiana a Kabul”. Le indicazioni fornite dal Ministero per gli Affari esteri – di rivolgersi a qualsiasi Ambasciata italiana – “non sono concretamente possibili – informano -. L’Ambasciata italiana di Teheran, ad esempio, chiede un appuntamento attraverso gli ordinari canali telematici di prenotazione (possibile solo con una connessione internet iraniana), mentre risulta di fatto inaccessibile ai più l’Ambasciata di Islamabad”. Asgi chiede quindi al Ministero di “fornire indicazioni precise sulle procedure da seguire affinché le richieste presentate dalle persone che intendono lasciare l’Afghanistan, per vari motivi, siano accettate e valutate in tempi rapidi e garantendo la sicurezza delle persone afghane, anche per raggiungere Paesi nei quali le Rappresentanze italiane siano effettivamente operative”. In particolare, ritengono “indispensabile che siano rilasciati visti d’ingresso per i familiari dei cittadini afgani presenti in Italia ma anche per quanti temono ripercussioni per la propria vita in conseguenza della situazione esistente dopo il cambio di governo avvenuto nelle scorse settimane, accettando richieste di visto diverso da quello per ricongiungimento familiare (ad esempio, visti per studio, per motivi umanitari ecc.)”.