Circa tre milioni di allievi sono tornati oggi sui banchi di scuola in Romania, nel primo giorno del nuovo anno scolastico. E sono circa ottomila in più, rispetto all’anno scorso, gli alunni rimpatriati, cioè i bambini nati o vissuti all’estero con le loro famiglie emigrate in vari Paesi e ora ritornati in Romania a causa della pandemia di coronavirus. I più numerosi sono nei grandi centri urbani, come a Timișoara, dove sono circa 500 alunni in più questo autunno, rimpatriati da 35 nazioni, tra le quali Germania, Italia, Spagna, Inghilterra, Austria, Stati Uniti. Le scuole hanno istituito corsi di lingua romena per loro e li accompagnano nel processo d’apprendimento. E siccome in Romania è iniziata la quarta ondata della pandemia, 2.400 alunni da località in quarantena hanno cominciato la scuola online. In Romania è vaccinato solo il 30% della popolazione e circa il 60% del personale didattico. Nelle scuole sono state prese misure di protezione, compreso l’obbligo per tutti di indossare la mascherina, però gli esperti sono scettici. “La scuola è un acceleratore della trasmissione comunitaria”, segnala Răzvan Cherecheș, docente di sanità pubblica presso l’Università Babeș-Bolyai di Cluj Napoca. L’esperto romeno prevede il raddoppio del numero dei contagi fino a fine settembre e considera imprudente la decisione delle università romene di iniziare i corsi, in ottobre, in presenza.
In un messaggio rivolto per l’inizio del nuovo anno scolastico, il patriarca Daniel della Chiesa ortodossa romena ricorda i limiti dell’istruzione online e sottolinea il ruolo della famiglia della formazione dei bambini e dei giovani. “Nel contesto della tradizione romena ed europea, diventa ancor più necessaria la cooperazione tra le famiglie, la Chiesa e la scuola, per offrire ai bambini e ai giovani l’aiuto necessario per il loro sviluppo personale e comunitario”. E l’arcivescovo romano-cattolico di Bucarest, mons. Aurel Percă, con un messaggio della Conferenza episcopale romena, ha incoraggiato tutti i soggetti impegnati nel processo di insegnamento a guardare il nuovo anno scolastico con speranza. “Gli inizi portano sempre in sé le caratteristiche della speranza. Vi invito, perciò a guardare con speranza il nuovo anno scolastico: le scuole siano sempre di più spazi di formazione al bene comune, alla giustizia e alla pace tra persone e popoli, spazi per il pensiero e la formazione umana”.