“Siamo uniti nel condannare ogni violenza, ogni forma di antisemitismo, e nell’impegnarci perché non venga profanata l’immagine di Dio nella creatura umana”. Incontrando la comunità ebraica slovacca, nella Piazza Rybné námestie di Bratislava, dopo aver ascoltato la testimonianza di alcuni sopravvissuti alla Shoah il Papa ha ribadito la sua condanna dell’antisemitismo, pronunciata ieri a Budapest nell’incontro con il Consilio ecumenico delle Chiese e alcune comunità ebraiche ungheresi. “Sono qui come pellegrino per toccare questo luogo ed esserne toccato”, ha esordito Francesco: “La piazza dove ci troviamo è molto significativa per la vostra comunità. Mantiene vivo il ricordo di un ricco passato: è stata per secoli parte del quartiere ebraico; qui ha lavorato il celebre rabbino Chatam Sofer. Qui c’era una sinagoga, proprio accanto alla cattedrale dell’Incoronazione. L’architettura esprimeva la pacifica convivenza delle due comunità, simbolo raro e di grande portata evocativa, segno stupendo di unità nel nome del Dio dei nostri padri. Qui avverto anch’io il bisogno, come tanti di loro, di ‘togliermi i sandali’, perché mi trovo in un luogo benedetto dalla fraternità degli uomini nel nome dell’Altissimo. In seguito, però, il nome di Dio è stato disonorato: nella follia dell’odio, durante la seconda guerra mondiale, più di centomila ebrei slovacchi furono uccisi. E quando poi si vollero cancellare le tracce della comunità, qui la sinagoga fu demolita”. “Il nome divino, cioè la sua stessa realtà personale, è nominata invano quando si viola la dignità unica e irripetibile dell’uomo, creato a sua immagine”, ha proseguito il Santo Padre: “Qui il nome di Dio è stato disonorato, perché la blasfemia peggiore che gli si può arrecare è quella di usarlo per i propri scopi, anziché per rispettare e amare gli altri. Qui, davanti alla storia del popolo ebraico, segnata da questo affronto tragico e inenarrabile, ci vergogniamo ad ammetterlo: quante volte il nome ineffabile dell’Altissimo è stato usato per indicibili atti di disumanità! Quanti oppressori hanno dichiarato: ‘Dio è con noi’; ma erano loro a non essere con Dio”.