“L’Eucaristia sta davanti a noi per ricordarci chi è Dio. Non lo fa a parole, ma concretamente, mostrandoci Dio come Pane spezzato, come amore crocifisso e donato. Possiamo aggiungere tanta cerimonia, ma il Signore rimane lì, nella semplicità di un Pane che si lascia spezzare, distribuire e mangiare. Per salvarci, si fa servo; per darci vita, muore”. Sono le parole di Papa Francesco, secondo papa della storia a presiedere la messa finale del Congresso eucaristico, che nel 1938 ha visto proprio qui a Budapest la presenza di Eugenio Pacelli come legato pontificio. “Anche noi vorremmo un messia potente anziché un servo crocifisso”, ha fatto notare il Papa nell’omelia della messa a piazza degli Eroi, preceduta da un lungo tragitto percorso in papamobile scoperta, dove Francesco ha salutato in piedi le decine di migliaia di ungheresi che sono accorsi all’appuntamento: “Ci fa bene lasciarci sconvolgere dall’annuncio di Gesù”. Nel dialogo evangelico tra Pietro e Gesù, ha spiegato Francesco, Gesù “impone il silenzio sulla sua identità messianica, non però sulla croce che lo attende. Anzi, Gesù comincia ad insegnare apertamente che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Di fronte a questo annuncio di Gesù, annuncio sconvolgente, possiamo rimanere anche noi esterrefatti”. All’inizio della celebrazione, il Santo Pare ha abbracciato il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, presente alla liturgia.