“Pitigliano è una importante ‘terrazza’ sul Mediterraneo, un segno di contraddizione che testimonia che la convivenza fra uomini e donne di fedi diverse non solo è possibile, ma è generatrice di cultura, di bellezza, di integrazione e di prosperità come racconta l’urbanistica e la architettura di questa meravigliosa città”. Lo ha detto il card. Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nel suo intervento alla Conferenza internazionale sulla “Cultura mediterranea tra architettura, storia, archeologia e religione”, in corso a Pitigliano. “Se guardo retrospettivamente agli ultimi anni vedo, per la Chiesa italiana, due grandi sfide, oltre, naturalmente, la pandemia che per i cattolici italiani costituisce anche un’occasione per “fare i conti” con una realtà molto impegnativa”, ha precisato il cardinale: “Le sfide sono la ricezione del magistero e del ministero profetici di papa Francesco e la coscienza mediterranea. Si tratta di sfide solo apparentemente disgiunte, in realtà strettamente connesse”. In primo luogo, per Bassetti, occorre una “assunzione adulta di responsabilità laicale”, senza la quale “il cattolicesimo italiano si condanna all’irrilevanza. È questo che fin dall’inizio del mio mandato ho inteso come Politica con la ‘P’ maiuscola. Sarebbe, infatti, sbagliato e illusorio pensare che la rilevanza politica del cattolicesimo possa promanare dai rapporti della Conferenza episcopale con le istituzioni e con le forze politiche. Significherebbe oltre che non aver fatto i conti col Concilio Vaticano II, non averli fatti con la realtà!”. Oltre ad un percorso di “unità”, con la quale “sta muovendo i primi passi il cammino sinodale” voluto dal Papa, secondo il presidente della Cei è necessaria una “svolta mediterranea”, che sappia partire innanzitutto dallo “sguardo dalle periferie”. Per la Chiesa italiana, ma anche per la politica, ciò significa “prendere coscienza di non essere il centro e di non essere solo parte dell’occidente europeo, ma di essere anche originariamente mediterranea, significa cogliere tutti i punti di vista che rendono il Mediterraneo un crogiolo di diversità e uno spazio essenziale della storia”. La “svolta mediterranea”, la tesi del cardinale, va concepita “come premessa e accompagnamento del cammino sinodale nazionale della chiesa italiana, pena uno sguardo autoreferenziale, forzatamente incatenato a un passato che non può tornare”. “Come Chiesa italiana, facciamo molta fatica ad offrire una lettura di fede, autentica e condivisa, della situazione che stiamo vivendo”, il mea culpa di Bassetti: “Oltre e prima la pandemia, c’è un processo profondo che attraversa da tempo la nostra società e che adesso è davvero impossibile ignorare, perché chiama in causa la trasmissione della fede, non più scontata”. “Io vedo con dolore e con preoccupazione il fatto che non siamo molto in grado di comprendere i percorsi e i linguaggi della ricerca spirituale dei giovani, e sbrigativamente diciamo che sono estranei al discorso religioso perché secolarizzati”, il grido d’allarme del presidente della Cei, che ha messo l’accento anche sul “pluralismo religioso”, fattore ormai costitutivo dello scenario mediterraneo, che richieste un supplemento di impegno sul piano ecumenico e del dialogo interreligioso.