Dopo più di un anno di stallo, il Libano ha un nuovo governo. Il sunnita Najib Mikati, che il 26 luglio aveva ricevuto dal presidente Michel Aoun l’incarico di formare una nuova compagine governativa, dopo la preghiera del venerdì si è recato al palazzo presidenziale per presentare al capo dello Stato la lista dei ministri che sottoporrà al Parlamento per ottenere la fiducia. Lo riferisce l’agenzia Fides che riporta il commento di padre Rouphael Zgheib, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie: “Il varo del nuovo governo potrebbe accorciare i tempi di attesa per la visita in Libano più volte promessa da Papa Francesco, visto che l’esistenza di un governo in carica a Beirut rappresenta da sempre una condizione previa per realizzare un viaggio papale nel Paese dei Cedri”. Indiscrezioni giornalistiche circolate sui media libanesi nelle ultime ore, riporta Fides, riferiscono che la compagine governativa sarà composta da 24 ministri. La guida di metà dei ministeri sarà affidata a politici e tecnici cristiani. La composizione della squadra di governo sarebbe il risultato del lungo e complicato lavoro di mediazione, volto a trovare un difficile equilibrio tra i partiti, a cominciare da quelli che dominano la scena politica libanese (Movimento Patriottico Libero, Partito sunnita “Futuro”, gli sciiti di Amal e quelli di Hezbollah). Stando alle stesse indiscrezioni, il premier incaricato ha scelto i ministri cercando di sottrarre la compagine governativa al rischio di essere bloccata o messa in crisi dal veto di una sola delle componenti politiche che la sosterranno. Analisti libanesi contattati da Fides definiscono quello annunciato da Mikati come un governo “di transizione”, che avrà soprattutto il compito di raffreddare le tensioni sociali, cercare soluzioni d’emergenza alla crisi economica, rappresentare un soggetto capace di interloquire con gli organismi internazionali e condurre il Paese alle prossime elezioni politiche, che dovrebbero svolgersi nel maggio 2022. Al momento, non sembrano aver trovato rappresentanza politica le istanze di contestazione sistematica alla classe politica libanese espresse nelle manifestazioni iniziate nell’autunno 2019 e ravvivatesi davanti alle drammatiche esplosioni del Porto di Beirut (4 agosto 2020) e al precipitare della crisi economica. “In ogni caso – fa notare padre Zgheib – la formazione del nuovo governo, pur come soluzione provvisoria, dovrà confrontarsi con la sensazione e i presagi di totale dissoluzione del Libano che sembrano aleggiare su questo tempo, richiamati con allarme la scorsa settimana anche dal Sinodo dei vescovi maroniti”. “In tutto questo – aggiunge padre Zgheib – la formazione di un nuovo governo potrebbe avere risvolti importanti riguardo al desiderio di visitare il Libano più volte ribadito da Papa Francesco. Tale visita era sempre stata legata alla condizione che a Beirut ci fosse un governo in carica. Adesso, la formazione di una nuova squadra di governo in Libano aumenta la possibilità di veder realizzare questa visita in tempi brevi”.