Un incontro nel segno di don Tonino Bello si è svolto ad Alessano nell’ambito delle iniziative de “La Notte della Taranta”, il festival itinerante di musica tradizionale salentina, iniziato il 4 agosto e che tappa dopo tappa condurrà al concertone finale di Melpignano del 28 agosto. “De finibus Terrae-Terra Finestra” è il tema del dibattito che ha visto la partecipazione di don Gianni De Robertis direttore nazionale di Migrantes, il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, Alessandra Morelli, responsabile dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati Unhcr in Niger, e moderato dal direttore nazionale dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Cei, Vincenzo Corrado.
Partendo proprio dalla parole di Papa Francesco pronunciate nell’aprile 2018 in occasione della sua visita alla tomba di don Tonino per la ricorrenza dei venticinque anni dalla sua morte, si è avviata la riflessione. Il vescovo Angiuli ha evidenziato che l’immagine “si sta alla finestra” non è intesa in maniera statica, di chi sta a guardare quasi passivamente. “La finestra più volte citata da don Tonino è la capacità di entrare nelle vene della storia, senza rimanere ai margini; è la capacità di guardare i movimenti, le contraddizioni prima degli altri per poter intervenire”. “L’utopia di don Tonino Bello era una visione della vita e della storia che sollecitava al risveglio di una comunità”.
Una comunità, quella salentina e pugliese più in generale, che 30 anni fa, durante i primi sbarchi di massa sulle coste dalla vicina Albania, dovette fare i conti con pesanti tragedie, come quelle della Kater I Rades, la tragedia del Venerdì Santo del ’97. “Questi fatti cambiarono per sempre la storia dell’immigrazione in Puglia e in Italia”, ha ricordato il vescovo che ha sottolineato “la lungimiranza di don Tonino Bello. I suoi scritti, le sue parole, sono di un’attualità disarmante. Parole profetiche che trovano incarnazione nell’oggi”.
Don De Robertis, poi, ha sottolineato che “non conosciamo le storie, non sappiamo perché partono queste genti”. “Forse se le conoscessimo cambierebbe molto la nostra prospettiva e ne resteremmo profondamente turbati”. Alessandra Morelli, infine, ha annunciato un progetto che la porterà nelle scuole, tra i ragazzi, nel mondo dell’associazionismo per raccontare la sua esperienza in questi luoghi per sensibilizzare sulla situazione in alcune zone del pianeta.