“La perdita della vista, nel gesto violento che doveva essere in realtà il suo assassinio, diventò la luce attraverso la quale vedeva in profondità le cose”. Così il vescovo di Carpi, mons. Erio Castellucci, ha ricordato don Francesco Cavazzuti nell’omelia della messa funebre celebrata stamani in cattedrale. Il sacerdote carpigiano, per decenni missionario in Brasile dove, nel 1987, subì l’attentato nel quale perse la vista. Presente tra i concelebranti il vescovo di Cesena-Sarsina mons. Douglas Regattieri. “L’oscurità fu il prezzo che don Francesco pagò per la difesa dei contadini poveri di fronte al potere dei latifondisti e dei politici che li proteggevano. Il suo coraggio e il tragico evento dell’attentato ‘aprirono gli occhi’ alla gente, li resero cioè più consapevoli di come il Vangelo sia incompatibile con l’ingiustizia”.
Nelle parole del presule, un a consapevolezza: “Se il punto di svolta è l’attentato, il punto di decollo della sua vita presbiterale è la passione missionaria”. “Don Francesco respirava, sulle orme del Concilio Vaticano II, l’ansia di evangelizzare, come San Paolo. Quasi quarant’anni lo hanno visto all’opera in Brasile, nelle diverse comunità alle quali venne mandato”. Ricordando le testimonianze, mons. Castellucci ha evidenziato che “vanno tutte nella stessa direzione”: “Un uomo che si è identificato con la causa di Cristo, la causa degli svantaggiati e dei perdenti, dei poveri e degli ultimi. Sempre nella convinzione che la fede fosse il dono più grande e liberante da offrire, la gioia che rende piena la vita e spinge ad amare”. Infine, il vescovo ha ribadito che don Cavazzuti “sapeva bene che la missione non è questione di chilometri, ma di santità”. “Davvero non amava i saldi di stagione, nella vita spirituale”.